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Scontri stellari oltre la terza dimensione

Regia di Luigi Cozzi vedi scheda film

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La recensione su Scontri stellari oltre la terza dimensione

di Dik
3 stelle

Luigi Cozzi l'ha ribadito più volte: lui, grande appassionato del genere, una bozza per un film fantascientifico già l'aveva prima dell'uscita di "Guerre Stellari" (1977), ma nessun produttore era intenzionato ad investirci dei soldi. Tutto cambiò dopo la proiezione del capolavoro di George Lucas che, con il suo successo stratosferico, creerà una vera moda "spaziale", facendo diventare interessante qualunque cosa avesse a che fare con stelle e spazio, così, anche il regista lombardo (sotto lo pseudonimo di Lewis Coates), ebbe la sua opportunità. Ma se con 4 milioni di dollari si può girare una pellicola di fantascienza, non si può fare Guerre Stellari e neppure un "pressapoco", come avrebbero voluto i produttori, a meno di volersi rendere volutamente ridicoli. All'uscita nei cinema, infatti, la critica stroncò il lungometraggio con recensioni che spaziavano dall'ironico, al sarcastico, al caustico, mentre, grazie anche ad una campagna pubblicitaria furba e fuorviante, soprattutto all'estero (dove uscì con il titolo di "Starcrash") fu un discreto successo di pubblico ed anche se furono in molti a rimanerne delusi, negli ultimi anni sono invece parecchi gli estimatori che lo elevano a livello di cult. La realtà è che "Scontri stellari" è una pellicola assai mediocre nata da ambizioni palesemente irrealizzabili, in cui il ruolo di Nat Wachsberger (produttore insieme al figlio Patrick) ha avuto il suo peso mettendo mano, insieme al regista, ad un soggetto superficiale e poco originale (molto in debito proprio con Guerre Stellari) e ad una sceneggiatura incoerente e zeppa di incongruenze; vuota, come lo spazio con le stelle ed i pianeti colorati, tipo addobbi natalizi, propinati per tutto il tempo. Gli unici che si possono in parte salvare sono i costumisti, gli scenografi e soprattutto gli addetti agli effetti speciali; questi ultimi con mezzi artigianali e fondi risicatissimi, ce la mettono proprio tutta, ma i risultati sono spesso involontariamente comici (lo stop-motion di Ray Harryhausen è un'altra cosa). Il cast artistico, invece, è da bocciare... tutto, senza appello. Si parte da "l'Imperatore" Plummer ed "il Conte" Spinell (Joseph J. Spagnuolo), attori già famosi ed affermati, per continuare con "il Principe" Hasselhoff, allora perfetto sconosciuto, che pochi anni dopo diverrà una stella televisiva internazionale ed "il Pirata" Gortner, allora famoso per il suo passato di predicatore battista, oggi non se lo ricorda più nessuno. Riguardo al cast femminile, "la Regina delle Amazzoni" Nadia Cassini (Gianna Lou Müller) rimane in scena per pochi minuti e parla ancor meno (e questo è un bene), mentre "la Piratessa" Caroline Munro, sguardo magnetico, recita proprio da cani, ma ammirarla per quasi tutto il film in bikini di pelle nera, è una gioia per gli occhi! Gli interni sono girati negli studi di Cinecittà a Roma, ma anche gli esterni sono in Italia: dai canneti del delta del Po a Gorino (FE), alle spiagge di Tropea (VV), al monte Terminillo, all'Etna, fino alle grotte di Castellana a Castellana Grotte (BA).

Bella colonna sonora di John Barry, riproposta, giustamente, in continuazione per tutta la durata del film.

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