Regia di Sarah Watt vedi scheda film
film sulla morte,suul'esercizio quotidiano,reale ed immaginario,del senso precario dell'esistenza.infatti i protaginisti della storia cardine del film hanno 2 modi(ways)di figurarsi la catastrofe,o fotografandola o immaginandola,entrambi hanno a che fare con immagini.la morte è il tema dominante del film sia come ombra nera incombente(le ombre dei 2 protagonisti "malati" riprese quasi come un inseguimento),sia come luogo della memoria(un treno che passa,gli oggetti di un morto,foto).ma si cerca anche di esorcizzarla "beckettianamente"in un continuo dialogare(i dialoghi sono molto freschi ed intelligenti),proprio perchè le persone che vedono più spesso la morte(i personaggi del film)sono i "malati" i "danneggiati"(come direbbe la Hart).ma il "modo"(way)che ha a che fare con morte e disastri è necessario per accrescere i rapporti umani ed è altrettanto importante del lato più frivolo dell'esistenza(look both Ways,appunto).tanto è vero che il senso del fim è racchiuso tutto in una frase della madre del protagonista,malato di cancro e orfano di padre morto per lo stesso male:"ognuno da sè deve trovare come affrontare vita e morte".e lo si può fare o attraverso il ricordo(pellegrinaggio nel luogo dell'incidente,posto che modificherà il "mantra" di tutti i protagonisti) o attraverso il perdono(ferroviere che uccide l'uomo all'inizio del film,ed innesca la spirale catastrofica)per la "colpe" commesse.oppur anche per le incomprensioni della vita,sotto una pioggia(non di rane,anche se c'è tanto "Magnolia" in questo film)che" disinfetta" e pulisce le anime "morte",che resuscitate sorridono("non può piovere per sempre",io aggiungerei,"non può piovere così per sempre").
sempre azzeccate le ballate,quasi messe apposta in ogni momento topico del film.comunque bellissime soprattutto le canzoni dei Gersey.
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