Regia di Aldo Lado vedi scheda film
Studi della Rai, in via Teulada a Roma: fra le riprese di uno spettacolo di varietà e la messa in onda di un tg, una ballerina trova per caso il cadavere di una collega in uno sgabuzzino; ben presto le morti diventano due, poi tre. Due giovani tecnici decidono di indagare sul caso.
L'anagrammatico Aldo Lado, dopo qualche b-movie girato nel corso degli anni Settanta, giunse alla corte della Rai. Qui, fra il 1979 e il 1980, portò a termine un curioso progetto: un film giallo/thriller frammentato in sezioni di circa cinque minuti ciascuna che veniva trasmesso come rubrica fissa all'interno del programma Variety. Qualche tempo dopo questa messa in onda 'rateizzata', la Rai confezionò anche la pellicola tutta intera di questo Delitto in via Teulada, opera in mediometraggio (poco sopra all'ora di durata) e di scarso respiro artistico. Innanzitutto perchè i mezzi a disposizione del regista sono, volutamente, piuttosto limitati: Lado gira completamente il film all'interno degli studi della Rai (di via Teulada, per l'appunto), risparmiando di sicuro parecchio, ma anche impoverendo la resa dell'opera; di interpreti celebri non c'è ombra, anche se nei primi minuti assistiamo a immagini rubate nei vari studi televisivi in cui compaiono, fra gli altri, Pippo Baudo, Emilio Fede, Tony Binarelli, i Gatti di vicolo Miracoli, Giorgio Bracardi e Domenico Modugno. Nel cast compare anche la giovane e semisconosciuta Barbara d'Urso, poco più che ventenne; da apprezzare in ogni caso le musiche della colonna sonora che Fabio Frizzi ha composto scimmiottando palesemente il lavoro di Giorgio Gaslini per Profondo rosso di Dario Argento (1975). La sceneggiatura è opera del regista e di Amedeo Pagani: il solito pasticcetto a base di tensione e violenza, che lascia il tempo che trova. 3/10.
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