Regia di Marina de Van vedi scheda film
Ci sono film predestinati a farsi martirizzare, ridicolizzare, insultare, magari grazie anche a qualche azzardata scelta di qualche organizzatore, forse consapevole di tutto ciò e disideroso di creare un pò di scandalo, nel presentarlo ufficialmente in qualche festival internazionale. A Cannes, se non ricordo male, in questo caso, dove successe il finimondo qualche anno fa. Non che né nostra signora Bellucci, né tantomeno madame Marceau (ex Zulawski, il che è tutto dire) siano poco avvezze ad essere massacrate o addirittura derise da certa critica feroce, quasi sempre sin esagerata, soprattutto nei modi, nel manifestare il proprio legittimo dissenso.
La vicenda di una scrittrice in crisi, che si vede rifiutare la pubblicazione della sua ultima opera, e che forse anche per questa insicurezza accumulata perde piano piano la propria consapevolezza sia esteriore (non riconosce più i propri lineamenti) sia interiore (non ricorda più nulla della propria quotidianità, a partire dalla disposizione di cose, mobili e oggetti personali) ha un suo fascino di fondo, e un suo intrigo che avrebbe fatto gola a molti grandi maestri del thriller (o magari allo stesso Zulawski, nel caso si trovasse nella sua forma più ispirata, invero raggiunta in sempre più rade occasioni). E anche l'abilità di fondere piano piano due fisicità prorompenti ma così differenti come quelle delle due bellezze statuarie qui coinvolte, si sviluppa con un certo senso della narrazione che può a tratti affascinare. Peccato che poi ci si lasci andare e si osino percorrere strade sempre più ardite, spesso ridicole o condite di dialoghi imbarazzanti e inutili, per arrivare ad un finale "meridionale" con tarantella (o qualcosa di simile) che per la regista e sceneggiatrice equivale ad un vero e proprio suicidio cinematografico: non so bene come siano stati i film successivi della De Van. Certo riprendersi dopo questa batosta non pare semplicissimo, almeno per la regista: le attrici invece non pare abbiano subito particolari scossoni alle rispettive (talvolta discutibili) carriere. Ma queste due, dalla loro parte, hanno il fisico che le supporta anche alla soglia ormai prossima dei cinquanta.
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