Regia di Pino Borselli vedi scheda film
Un narratore tenta di alimentare la propria storia. Uno sciamano metropolitano che sa dar vita al silenzio è caduto in amore. Sullo sfondo c’è il Pigneto, stretto tra l’acquedotto romano e la tangenziale. Quattro parti, quattro elementi, giocano a poker sul tavolo della vita, per raccontare in modo assolutamente originale solitudine e smarrimento. Sorprende l’opera prima di Pino Borselli, illustratore e fumettista. Il suo Solitudo si muove sul doppio binario della sperimentazione e della poesia, in bilico tra cinema concettuale e noir, neorealismo e tradizione americana. Costato due soldi, girato in HD, indipendente fino all’osso. Un fluire di immagini in bianco e nero montate al ritmo di un videoclip e girate assemblando inquadrature impossibili. L’idea di Borselli è di fondere esperienze diverse e di approdare a un quadro nuovo, lontanissimo da quello dato, senza per questo rinunciare a un intreccio. La storia di Grandecapo e Littlebaby scava nel mito, e i grandi assenti della società attuale (l’ascolto e il silenzio) si traducono in personaggi memorabili influenzati dal teatro e dalla lirica. Magma di linguaggi. L’immagine, certo, libera di appropriarsi del suono e della musica.
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