Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
Due ragazzi vengono invitati a una festa in casa di coetanei benestanti e un po' altezzosi; i due però sono un pericoloso stupratore senza scrupoli e un ritardato mentale soggiogato alla volontà del primo. Molto presto la serata volge in tragedia.
Nello stesso anno Deodato girava lo sgraziato e grossolano Cannibal holocaust: chi potrebbe dire che si tratta dello stesso regista di questo La casa sperduta nel parco? Eppure così è. Non che ci fossero dubbi, comunque, sulle discrete capacità del cineasta lucano, capace di mettere in scena con uguale mestiere commedie, avventure, azione, horror. E, in questo caso, anche un thriller-kammerspiel (!) avvincente, realizzato con pochi (ma non miserrimi) mezzi, una sorta di trattatello sul rapporto psicologico fra vittima e carnefice. La storia (sceneggiatura di Vincenzo Mannino e Gianfranco Clerici) non è in effetti nulla di particolarmente fantasioso, ma la maniera avvincente in cui lungo la trama montano violenza e sadismo fa la differenza; inoltre è davvero apprezzabile la caratterizzazione dei personaggi, credibile e ben assortita; in particolare il "matto" e il "cattivo" sono una coppia eccellente, che funziona a meraviglia. L'arma in più del film è, senza ombra di dubbio, la splendida interpretazione del quasi esordiente David Hess: chiamato Alex come il protagonista di Arancia meccanica (Stanley Kubrick, 1971), ribelle anarchico come il Travis di Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976), con il quale condivide il medesimo doppiatore, cioè Ferruccio Amendola (là era ovviamente per Robert De Niro); l'arma in meno è invece il monoespressivo Christian Borromeo, capace di rovinare l'apice di pathos di qualsiasi scena con quello sguardo privo di significato. Nel cast anche la bellissima Annie Belle, Giovanni Lombardo Radice (il "matto" di cui sopra) e un'altra francesina, Lorraine De Selle. Altro punto positivo, la colonna sonora, con nenia ossessiva che aiuta a costruire il climax finale: nessuna sorpresa nel constatare che l'autore è Riz Ortolani. 5/10.
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