Regia di Renato Polselli vedi scheda film
Questo è un film porno. Non c'è una trama, le scene di sesso si susseguono senza un filo logico preciso, la penetrazione completa viene inquadrata a lungo e in più occasioni: questo è un film porno. Ma chissà cosa sarebbe dovuto essere in origine: perchè Polselli lo girò nel 1973 con intenti satirici, o almeno così vuole la leggenda, come la storia di un film sottoposto a tagli e cambi severi da parte di una commissione censura: detto fatto, Quando l'amore è oscenità venne realmente mutilato dalla censura italiana e rimase fermo in magazzino per sei anni. Nel 1979 Polselli rimise mano al materiale e dio solo sa cosa potesse contenere la prima versione di questa pellicola, se in quella poi diffusa (con il titolo abbreviato di Oscenità) ci sono scene di sodomia, di donne che si masturbano con pannocchie e candele e perfino di una prostituta che si accoppia in una stalla con un asino. D'altronde il fatto che la versione a noi giunta di questo film sia realizzata alla bell'e meglio è confermata dall'inesistenza o quasi di una trama, così come dal ricorso all'espediente - già utilizzato dal regista ne Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso (1973) - di sfruttare il ravennate Isarco Ravaioli come studioso che illustra una serie di casi di deviazioni sessuali. In tale modo si dovrebbe presupporre una patina 'scientifica' sulla pellicola: cosa che ovviamente è impossibile a realizzarsi quando dopo un quarto d'ora si sono già visti almeno una mezza dozzina di accoppiamenti carnali, con tanto di dettagliati particolari anatomici. Cast di dilettanti pressochè incapaci, sceneggiatura (?) firmata da Polselli stesso. Quando il cinema è oscenità e per di più gratuita. 1/10.
Una ragazza viene stuprata ovunque vada. Poi uno psichiatra spiega che la libido maschile è aggressiva e che le donne oggi sono sottomesse all'uomo, dal punto di vista sessuale. Con tanto di esempi visivi.
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