Regia di Mia Hansen-Løve vedi scheda film
La prima mezz'ora del film scorre via mostrandoci la vitalità, fatta di buoni motivi e d'insieme per dar un senso a ciò che ci circonda e più nel dettaglio a ciò che circonda Grègoire,onesto produttore cinematografico di medio rango,amante del buon cinema,dei geni incompresi,dell'Italia così come della sua famiglia.
Il ritmo è cadenzato,senza particolari guizzi e (per questo) con il misfatto della tragedia che aleggia dietro l'angolo....
L'importante è focalizzarsi non tanto sul prima o sul dopo,ma sul perchè di tale scelta:egoistica,personale e menefreghista.
Si può dunque lasciare una famiglia così bella e apparentemente bisognosa di poco per star bene,solo (si fa per dire) in base a dei problemi personali,per quanto insormontabili?
Si può credre di salvare il salvabile sacrificando se stessi e l'irrimediabile serenità altrui?
A queste domande non sembra rispondere con fermezza la famiglia,intenta quasi ad idolatrare un marito/padre dapprima Dio in terra,poi carnefice non solo di se stesso,lasciando alla figlia un pò più grandicella il compito (gravoso) di scavare nei labirinti del passato.
Sgravando da colpe le due povere fanciulle,si può solo detestare il comportamento della moglie (un algida Chiara Caselli) quasi complice della scelta straziante di Grègoire,poco attenta alle conseguenze e troppo affaccendata a salvare solo la faccia del defunto,come la più paesanotta delle donne.
Serve davvero riuscirci...?? Cambia qualcosa uscirne meglio?
Il "que sera sera" finale (come sempre e volutamente) non fa altro che alimentare dubbi e propositi....
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