Regia di Mia Hansen-Løve vedi scheda film
Un argomento che mi appassiona in particolare per le vicissitudini che un produttore può avere e anzi abitualmente ha nella vita produttiva di un film. Un retroscena anche tecnico e pieno di amore per il proprio lavoro in cui lascia il cuore cercando di convivere, malamente, con gli affetti familiari. Un mixer interessante e pieno di delicatezza che, quasi documentaristicamente fa vedere un tratto di vita che porterà alla tragedia; il disagio di mettere d'accordo la passione per il proprio lavoro con la realtà economica è fortemente rappresentato, nei minimi particolari, senza abusare di dialoghi ingombrati. Un riquadro familiare senza mielismi, ma vissuto in maniera naturale e giusta che ci fa entrare perfettamente nel dramma di un uomo stretto nel suo quotidiano. La storia raccontata dalla regista si rifà ad una realtà di un fatto successo, nel senso che il suo film doveva essere prodotto da un produttore morto suicida, ed in qualche maniera c'è la figura del giovane regista che appare in questo film stesso. Il personaggio del produttore ci porta in un campo intellettuale complesso e ricco di spunti e di dimostrazioni quotidiani di quanto questa persona si alimentava quotidianamente di cultura coinvolgendo anche la famiglia, anche dalla più tenera età Una figura di moglie davvero indimenticabile, pur nella sua discrezione che ci rivela ancora una volta le qualità di Chiara Caselli che sempre di più trova disagio nelle nostre produzione e meno male che un cinema estero la sa riconoscere meglio. Il dolore della famiglia vine rappresentato in maniera discreta, ma fortemente incisiva rendendoci partecipi, cinematograficamente parlando, E questo è Cinema Signori!
Una storia di amore culturale che si scontra con la vita del quotidiano, bel mixer
Ottima seconda prova, la prima purtroppo non l'ho vista, penso che in Italia non sia stata prodotta. Qui raggiunge vertici eccellentei, senza gridare, ma coinvolgendoci nella maniera giusta.
Il ruolo della moglie, che non cerca mai la presenza eccessiva, una discrezione interpretativa che certamente non la rende invisibile.
Il ruolo della figlia e figlia anche nella realtà, genuinità interpretativa allo stato puro
Il produttore suicida, otimo attore raffinato
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta