Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
In una villa isolata dal mondo e dotata di una bella piscina un padre e una madre allevano il figlio e le due figlie in una condizione di totale isolamento e reclusione, arrivando persino a cambiare il significato delle parole per far perdere loro ogni riferimento. Unico elemento esterno una donna che viene introdotta nella villa per soddisfare le esigenze sessuali del figlio maschio.
Angoscia e follia sono i due ingredienti cardine della poetica del regista greco Yorgos Lanthimos, e abbondano in Dogtooth (2009) dove ogni scena o quasi è volta a trasmettere una vera sensazione di raccapriccio: la pazzia dei genitori si riversa sui figli che, pazzi a loro volta - per tutto ciò che hanno subito - adottano comportamenti assurdi (abbaiando a terra come cani, ballando come marionette furiose, esercitando violenza incontrollata gli uni sugli altri) in un clima di costante straniamento esistenziale dove la logica non ha più alcun valore. Solo la parte più istintuale rimane per loro viva ma anche la sessualità - repressa tra le mura di casa - percorre strade sempre più malate e immorali. Il padre è il regista principale di questa pantomima dell’assurdo, unico ad allontanarsi da casa, ben vestito si reca nell’azienda dove lavora: a rappresentare lo squilibrio che si cela dietro il volto più pacato della borghesia e di ogni educazione repressiva.
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