Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
La mia impressione è che l'autore di Kynodontas attribuisca al sesso una funzione fondamentale come motore per lo sviluppo della personalità umana: o, quanto meno, è questa l'opinione che traggo dalla visione del film. La famiglia di tarati al centro del film, infatti, vivrebbe in una specie di Eden, creato a bella posta dal padre - il più tarato di tutti - se non fosse che quest'ultimo concede al figlio la soddisfazione sessuale, normale per i suoi vent'anni o giù di lì. È questo il cavallo di Troia che mette in crisi l'edificio costruito dal distorto pater familias.
Attraverso un meccanismo induttivo che prende le mosse dall'esperienza sessuale - anche perché il linguaggio, in grazia dell'educazione impartita in famiglia, ha assunto una funzione ingannevole - avviene la liberazione della giovane generazione, che pure rispetta la regola fondamentale della casa: quella secondo la quale la liberazione avverrà quando il giovane perderà uno dei denti canini.
Kynodontas è un esperimento interessante, che rivela un nuovo talento cinematografico europeo, stranamente lontano da colui che fu per anni il patriarca del cinema greco, cioè Theo Anghelopoulos. L'importante è che il regista Lanthimos - del quale non ho visto altri film, né prima né dopo questo - non abbia sparato tutte le proprie cartucce proprio con Kynodontas (ma si sente già parlare bene del recente The Lobster).
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Perlomeno col Sacrificio del cervo sacro, c'è un tentativo di costruzione cinematografica. Qui neanche quella.
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