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I gatti persiani

Regia di Bahman Ghobadi vedi scheda film

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La recensione su I gatti persiani

di supadany
6 stelle

VOTO : 6++.
Vitale è il primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere questo film di Bahman Ghodabi che fotografa un Iran con alcuni aspetti diversi dal solito.

Per questo il secondo che gli attribuirei è originale, in quanto trovandosi di fronte ad un film iraniano è comunque facile aspettarsi altro ed invece qui le strade percorse sono insolite, anche se non sempre azzeccatissime, per la (florida) filmografia di questa nazione.

Negar (Negar Shaghaghi) e Ashkan (Ashkan Koshanejad) decidono di formare un gruppo musicale di derivazione indie rock, sognando di potersi trasferire in Europa per esporre pubblicamente la loro passione senza doversi nascondere in scantinati o luoghi appartati.

Per coronare il loro sogno si affidano a Nader (Hamed Behdad) il quale li porta in giro per Teheran alla ricerca di papabili musicisti, dalle più svariate inclinazioni musicali, per definire il gruppo e inoltre s’impegna a far aver loro dei passaporti per partire.

Le cose sembrano mettersi per il verso giusto, il primo concerto clandestino è ormai organizzato, ma le insidie sono sempre in agguato.

Film al quale è facile voler bene, un po’ per come è stato concepito (cioè lontano dalla legalità imposta dal regime), un po’ per quanto mostra, ovvero musiche di svariate tipologie, rock, indie, metal, gospel, rap, che non ci si aspetterebbe sentire, almeno non tutte assieme, in un film battente bandiera iraniana.

E il grido di denuncia del regista sfocia in un finale, che peraltro non mi ha entusiasmato per come è stato realizzato, in cui cambia il tiro della narrazione, lasciando da parte sogni e speranze, che invece, seppur tra più difficoltà, contraddistinguono il clima del resto di questa pellicola.

Purtroppo la forma è un po’ ripetitiva e videoclippara, cambiano le musiche, ma non le dinamiche di ricerca (anche se qualche situazione è simpatica e non mancano pensieri diversi, penso per esempio al rapper che non vuole partire perché la sua terra è la sua fonte d’ispirazione) e alla lunga questo aspetto intacca parzialmente il grado di interesse.

Rimane comunque un’opera per certi versi sorprendente, destinata a farsi ricordare per quanto mostra più che per come lo fa (anche se ci sono alcuni pregevoli frangenti d’autore puro, come la ripresa dell’interrogatorio di Nader, ripreso da uno spiraglio della porta, o i titoli di coda che scorrono in orizzontale).

Discreto.

Su Bahman Ghobadi

VOTO : 6++.
Regia propositiva ed alternativa per concetti, ma anche un pò troppo ripetitiva e non indimenticabile nella parte finale.

Su Hamed Behdad

VOTO : 6++.
Dinamico, si fa notare.

Su Ashkan Koshanejad

VOTO : 6.
Sufficiente il suo contributo, ma la sua presenza non è tra quelle in grado di "bucare" l'obiettivo.

Su Negar Shaghaghi

VOTO : 6+.
Simpatica e disinvolta.

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