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Madame DuBarry

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su Madame DuBarry

di luisasalvi
6 stelle

Ultimo film che guardo del ciclo sul muto tedesco; non ne ricordavo i pareri critici, né il fatto che è di Lubitsch, e credevo di vedere il peggiore film del ciclo; invece è il migliore, o almeno fra i migliori: la bravura di Lubitsch si può apprezzare bene confrontando il suo film con quelli altrui dello stesso periodo, stucchevoli, noiosi, banali nelle soluzioni espressive, ripetitivi. Un abisso. Mi sembra stupido negarlo in nome di principi ideologici; del resto, sono talmente male espresse le istanze sociali degli altri, che credo siano anche mal sentite; mentre questo finisce per dire anche cose giuste... tanto le dice bene... Non è estetismo, è che ogni teoria può avere del buono e del cattivo, perfino del vero e del falso; e le istanze sociali di molti di questi film suonano assai false, fino a diventare "cattive"...

Anzi, direi proprio che anche il "messaggio" (ammesso che ce ne siano nei films di Lubitsch; comunque il suo "pensiero") è valido: la descrizione del mondo di corte è felicissima, colto in tutto il suo vuoto, ipocrisie, lussi insensati, "riprovevoli" e derisi con finezza, gusto, efficacia, e tuttavia sicuramente seducente, tanto da prevalere nella Dubarry sul suo amore sincero per Armand (dico ciò che il film presenta: è ovvio che non mi importa la realtà storica, che non conosco e che sarebbe pettegolezzo indagare!): la descrizione del mondo di corte giustifica la rivoluzione e vi conduce quasi naturalmente (pur con qualche forzatura e stonatura ed arbitrio, forse dovuti a scelte della produzione); ma questa a sua volta diventa ancor più negativa, e la cosa può dispiacere assai, ma è storicamente innegabile. Che poi in ogni rivoluzione intervengano moventi di gelosia, rancori, invidie, prepotenze, assai più dei moventi ideali, non l'ha certo scoperto Lubitsch: ora sta saltando fuori anche per la resistenza.

Così, per disapprovare la solita critica contenutistica, che sbaglia mira e contenuti (cioè travisa sia il senso del film sia la stessa ideologia che vorrebbe difendere) ho finito per parlar di contenuto anche io; del resto è la cosa "più facile", e forse anche la più legittima, dopo aver visto il film una sola volta (il meglio sarebbe tacere!).
Quanto alla resa: il film esprime efficacemente il peso della rivoluzione brutale, e ancor meglio il fascino risibile e il vuoto sostanziale della corte e del suo lusso; e la diversa, straordinaria seduzione della donna amorale anche quando è innamorata, innamorata dei gioielli e del bel mondo e del potere quanto dell'amato, vera e viva anche nei suoi non nascosti né mascherati difetti, affascinante soprattutto nella sua esplicita amoralità, che in fondo è l'unica che non fa danno a nessuno. Il vantaggio della corte rispetto alla rivoluzione è che essa è più facilmente dominabile dall'innocente (=che non nuoce) fascino della bella donna senza scrupoli.

Rivisto (8-12-2005) dopo averne visti molti in passato di Lubitsch e rivedendoli ora tutti insieme: al confronto di altri suoi, anche di alcuni precedenti mediometraggi, questo è proprio noioso. In America ha avuto enorme successo e guadagnato a Lubitsch il soprannome di "Griffith europeo"; io non oso rivedere Intolerance, che ho sempre trovato noiosissimo: il titolo di "Griffith europeo" è forse meritato per questo film, ma non è lusinghiero. Molto migliori le commedie dello stesso periodo. Ma è il destino dei grandi affreschi storici di ogni tempo; se ne salvano forse solo quelli russi, grandissimi.

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