Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film
Agorà è un gigante di cartapesta,soffre della stessa malattia che colpisce tutti i kolossal hollywoodiani quando si appropriano di figure storiche o misteriose proprio perchè di loro dalla storia si sa ben poco(e la figura di Ipazia rientra in questa seconda categoria).E'una malattia che non fa corrispondere un'adeguato approfondimento degli argomenti trattati al gigantismo produttivo che soffoca qualsiasi velleità autoriale,anche quella di un regista finora al di sopra di ogni sopetto come il valido Amenabar.Ecco perchè col passare del tempo e delle visioni le argomentazioni del film saranno sempre più assimilabili alla cartapesta che domina nelle imponenti scenografie.E la pellicola si dimostrerà sempre più un koloss(al)o con i piedi di argilla,un presunto omaggio incartapecorito a una figura storica di grande importanza per la scienza e la filosofia.Dal punto di vista della realizzazione tecnica è tutto inappuntabile.Le scenografie pur se palesemente teatraleggianti sono ottime così come sono belli i costumi.Ecco se fosse un film muto appagherebbe decisamente l'occhio e non ci sarebbe nulla da ridire.Invece si parla e si parla pure tanto.E molto di quello che si sente è inascoltabile venato di una retorica invasiva,pesante che zavorra irrimediabilmente il film.Agorà è un film in cui esiste solo il bianco o nero,manicheo fino al midollo,i cristiani di nero vestiti(quindi immediatamente riconoscibili nella loro negatività) appena usciti dalle persecuzioni di religione,fanno ciò che è stato fatto loro fino a quel tempo,perseguitando pagani ed ebrei,prevaricandoli prima socialmente e politicamente e poi lapidandoli.La stessa parabola storica dei nazionalsocialisti di Hitler,insomma.Sinceramente non condivido la tesi per cui è un'opera anticristiana,non lo ritengo un film contro la religione cristiana,è un film contro tutte le ideologie deformate ,contro tutti gli estemismi,da qualsiasi parte essi vengano.Tutto condivisibile ma anche trattato con superficialità.Anche questo è un vizio della fabbrica dei sogni hollywoodiana:semplificare al massimo, tutti i messaggi insiti nella vicenda narrata per renderli comprensibili a tutti,ma proprio a tutti.E se per l'assillo di semplificare si deformano anche le vicende storiche,il danno è completo.Non sono fautore di un cinema elitario ma quando certi argomenti vengono trattati con tale sufficienza mi fanno maturare un parere negativo su quello che sto vedendo.Amenabar dal canto suo cerca di "movimentare"il tutto con alcune buone trovate di regia ma Agorà è verboso e assolutamente alieno alla brillantezza del suo cinema passato.Dal canto suo Rachel Weisz si impegna, col suo visino bianco(bianchissimo come se fosse truccata per il teatro kabuki) e smunto rappresenta più un'icona che la vera Ipazia.Le sue dimostrazioni stile Archimede Piatagorico fanno abbastanza sorridere e non rendono sicuramente un bel servizio alla figura storica.Che appare solo come studiosa di cerchi(il simbolo del film) e di ellissi,in realtà animata da dubbi scientifici e religiosi.Ma nel film è trattata come una illuminista ante litteram.Troppo poco e sicuramente ingiusto trattare così una figura come Ipazia.
alcune buone trovate di regia non risollevano il film
si impegna ma appare un pesce fuor d'acqua
non particolamente convincente
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