Regia di Hubert Gillet vedi scheda film
Louis, figlio adottivo di una coppia affettuosa, è un normale adolescente con motorino smarmittato, musica metallica in cuffia, poca voglia di studiare e insofferente dell’ambito familiare. Un bel giorno, decide di farsi conoscere dalla madre biologica, fioraia in una cittadina del Sud della Francia. Inizialmente, la donna lo respinge. Il ragazzo insiste con ostinatezza, ma garbatamente, tanto da aprire una breccia nella comprensibile corazza difensiva di colei che 16 anni prima lo aveva rifiutato, non riuscendo ad accettare la propria maternità. Nei pochi cruciali giorni narrati dal film, Louis vivrà una storia d’amore con una ragazza, aiuterà involontariamente la madre a riconsiderare con maggiore serenità il suo passato e comprenderà l’importanza del sincero affetto ricevuto dai suoi genitori adottivi.
Siamo in presenza di un film lineare, senza grandi colpi di scena, ma raccontato con delicatezza e molto sentimento. Come spesso accade con il cinema francese, qualcuno lo troverà un po’ lento. Certo, l’azione latita, ma per far posto ai tempi dell’osservazione e di riflessioni tutt’altro che superficiali. Qualsiasi difetto della pellicola è in ogni caso riscattato dalla sempre più sorprendente Michèle Laroque, attrice comica alla sua seconda prestazione in un ruolo drammatico, dopo “En marge des jours”, uno sconvolgente tv-movie del 2007, che mi aveva lasciato senza parole.
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