A Hubert Minel, che ha 16 anni, non piace sua madre. Ogni suo dettaglio lo irrita, per non parlare dei suoi ricatti, delle manipolazioni, dei sotterfugi compiuti ad arte per indurre in lui sensi di colpa e altri sentimenti sgradevoli. Confuso e ossessionato dall'ambivalenza dei suoi sentimenti - di giorno in giorno più forti - Hubert attraversa intanto le esperienze tipiche dell'adolescenza: scoperte artistiche, esperienze illecite, grandi amicizie, sesso.
Ci sono tutta l'ingenuità e l'urgenza espressiva tipiche di un diciannovenne in questa abbacinante opera prima la cui visione lascia comunque positivamente sbalorditi per tutto ciò che di bello, vigoroso e profondo un poco più che adolescente è riuscito a concepire e realizzare.
Un "I quattrocento colpi" aggiornato agli anni 2000, che sorprende per la maturità espressiva, la consapevolezza del mezzo e l'assenza di narcisismo ed esibizionismo di questo autore- attore all'epoca diciannovenne. Léaud è fortunato che Dolan sia nato solo nel 1989: Truffaut non avrebbe esitato un attimo a farne il suo Antoine Doinel.
Bravi gli attori, ma che noia mortale 100 minuti di sproloqui, soliloqui e deliri vari che neanche mia nonna con l'Alzheimer. Sta tranquillo Xavier che diventi vecchio anche tu.
Xavier Dolan a soli vent’anni scrive, dirige ed interpreta un film che a Cannes si aggiudica tre premi. Un’opera piena di una forza giovane, che si scatena in fiumi di parole e in eccessi di espressività, ma anche in attimi di immobilità e silenzio, in cui lo stordimento si fa contemplazione. L’idea vincente è trasformare i sentimenti negativi, quali la rabbia e il rancore, e le… leggi tutto
Enfant "terrible", ma forse non ancora "prodige", del cinema canadese francofono, l'esuberante Xavier Dolan scrive, dirige ed interpreta il suo lungometraggio d'esordio all'età di 19 anni. Dopo di questo ne ha fatti altri tre, di cui uno di ben tre ore. Temi: adolescenza problematica, amore/odio verso la propria madre, burrascose relazioni sentimentali, omosessualità, transessualità e altro… leggi tutto
I genitori anaffettivi esistono e sono, credo, il dolore più grande di un essere umano, più grande che essere orfani perché un genitore morto puoi ricrearlo nel tuo cuore, ma un genitore presente-assente per cui sei solo una rogna, qualcosa di cui sgravarsi, è terribile e causa di enormi traumi. È un problema esistente nelle società cristiane dove i…
Hubert (Xavier Dolan) é un adolescente che cerca la propria identità ribellandosi violentemente, come molti coetanei, alla famiglia: nel suo caso alla sola madre separata, Chantale (magnifica Anne Dorval), che lavora tutto il giorno anche per provvedere a lui.
Egli, apparentemente, la detesta: non ne sopporta il chiacchiericcio scontato e banale, il…
L'interpretazione della mamma da parte di Anne Dorval è ottima e anche quella di Xavier Dolan, nonché regista, malgrado qualche eccesso. Il film però risulta didascalico e a tratti noioso. Sembra, da quel che si dice, che si riferisca ad un'autobiografia che non aggiunge nulla al tema. Il conflitto madre/figlio è dovuto, a mio parere, al carattere del figlio…
J'ai tué ma mère è il racconto di un matrimonio difficile, sfuggente, quello di una madre e di un figlio che ormai da tempo non riescono a convivere serenamente. Il film, per buona parte autobiografico, ci mette di fronte a una problematica semplice, apparentemente, ma che viene analizzata da una "pluralità di prospettive", per fare le parole dello stesso regista. La…
Siamo tutti chiusi in casa, per cui mi sembra il momento adatto per consigliare qualche film da vedere comodamente in streaming. Dopo i consigli Netflix, ecco 10 film che potete trovare attualmente su Amazon Prime…
Penso che dovrei introdurre, un nuvo criterio, nel vedere i film. Quello che, anche a distanza di tempo, ti ricordi bene cosa hai visto. Ecco allora che questa opera di Dolan sarà difficile da dimenticare. Tante cose in questo film...non solo il rapporto madre-figlio, non solo la condizione di certi adolescenti. Peccato per il finale (niente spoiler) eccessivamente consolatorio che non…
A Xavier Dolan, canadese francofono nato a Montreal nel 1989, sta ormai stretta la definizione di enfant prodige con cui è stato salutato al suo… segue
Ha 16 anni Hubert, liceale con una mamma ingombrante e un fidanzato a lei ignoto. Aveva 16 anni Xavier Dolan quando ha scritto la sceneggiatura della sua opera prima, esordio col botto alla Quinzaine des réalisateurs 2009, modellandola sulla sua autobiografia. O meglio, sulla versione survoltata e filtrata dallo sguardo cinefilo di un’autobiografia: la quotidianità ricostruita in interni…
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Ci sono tutta l'ingenuità e l'urgenza espressiva tipiche di un diciannovenne in questa abbacinante opera prima la cui visione lascia comunque positivamente sbalorditi per tutto ciò che di bello, vigoroso e profondo un poco più che adolescente è riuscito a concepire e realizzare.
commento di DavideKingInk80Film d’esordio di Xavier Dolan, al tempo ventenne, presentato con successo - e pluripremiato - alla Quinzaine des réalisateurs (Cannes 2009).
leggi la recensione completa di laulillaUn "I quattrocento colpi" aggiornato agli anni 2000, che sorprende per la maturità espressiva, la consapevolezza del mezzo e l'assenza di narcisismo ed esibizionismo di questo autore- attore all'epoca diciannovenne. Léaud è fortunato che Dolan sia nato solo nel 1989: Truffaut non avrebbe esitato un attimo a farne il suo Antoine Doinel.
commento di MiriamMonteneriBravi gli attori, ma che noia mortale 100 minuti di sproloqui, soliloqui e deliri vari che neanche mia nonna con l'Alzheimer. Sta tranquillo Xavier che diventi vecchio anche tu.
commento di trickerPotente, spiazzante, serrato confronto tra madre e figlio. Da applausi il tour de force attoriale.
commento di Utente rimosso (buzzin´ fly)