Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
I genitori anaffettivi esistono e sono, credo, il dolore più grande di un essere umano, più grande che essere orfani perché un genitore morto puoi ricrearlo nel tuo cuore, ma un genitore presente-assente per cui sei solo una rogna, qualcosa di cui sgravarsi, è terribile e causa di enormi traumi. È un problema esistente nelle società cristiane dove i genitori sono santificati; il che significa che da una parte si pongono come autorità assolute e dall'altra come idoli intoccatibili, tabù, indiscutibili. Ovviamente per rompere il tabù devi frantumarlo con una violenza adeguata al muro che si frappone tra le generazioni. La santificazione dei genitori nega la dialettica intergenerazionale con tutte le profonde ricadute sulla società che ben sappiamo. È un tema enorme che non va affrontato con la superficialità buonista di questo e di tanti altri film edulcoranti la realtà. Santificazione è l'assunto per cui i genitori si sacrificano per i figli. In realtà non c'è alcun sacrifico. È un concetto abusato e ricattatorio. Il sacrificio è una cosa seria, che prevede l'uccisione di un individuo, umano o animale, immolato per ingraziarsi la divinità. I genitori non fanno alcun sacrificio; devono fare i figli per amore e avere il coraggio di fare solo ciò che amano, senza mai tradire se stessi. È l'unica lezione da tramandare ai figli.
Riguardo al film in sé per sé, ok la struttura estetica; godibile la drammaturgia, le interpretazioni, ma insufficiente nella morale in quanto conformista dietro la rappresentazione di una falsa morale anticonvenzionale. Bisogna stare attenti alle opere di fiction, perché possono essere ingannevoli e mettere insieme cose che nella logica del reale non starebbero mai. Una madre anafettiva non diventa alla fine una madre amorevole, ma resta tale. Mai dimenticare che un film può essere uno straordinario strumento di propaganda del potere, per giustificare lo status quo, o favorire un'ideologia consolatoria.
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