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Le roi de l'évasion

Regia di Alain Guiraudie vedi scheda film

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La recensione su Le roi de l'évasion

di alan smithee
6 stelle

Una storia d'amore "diversa", bizzarra, impossibile....improbabile, scandalosa....Alain Guiraudie, il regista che ha saputo stupire e rivoluzionare il genere del thriller con l'apprezzato "Lo sconosciuto del lago", sembra che qui faccia in un certo senso le prove del suo celebrato ultimo film di cui sopra: pur cambiando registro completamente, il regista francese prende le misure e si concentra ed ambienta la sua storia anche questa volta nei pressi di una campagna francese dove il verde dei boschi e dei campi costituisce spesso un rifugio per amori clandestini e omosessuali di cui tutti attorno nella provincia pettegola ed impicciona sanno tutto, ma nessuno ammette apertamente di esserne a conoscenza. Solo che qui la bizzarria del caso non è costituita da una storia di passione e svago tra maschi insoddisfatti delle rispettive vite coniugali ufficiali, bensì dall'innamoramento che il "bon homme" grassottello e timido Armand, scopre di provare per una bella ragazza (e' la graziosa Hafsia Herzi di Cous Cous, premiata a Cannes per il film di Kechiche) che per caso (ed in modo tutt'altro che eroico) egli finisce per salvare da un'aggressione da parte di una banda di scalmanati coetanei. Insomma un insospettabile gay impenitente e dichiarato che perde la testa per una ragazza, effettivamente molto bella, ma per giunta minorenne, scaldando il terreno ed accendendo i fuochi per provocare una a ben vedere comprensibile ira paterna e costringendo i due amanti ad una fuga d'amore rocambolesca quanto grottesca tra boschi, corsi d'acqua e campi coltivati. 
In effetti Guiraudie osa molto, quasi come nel film successivo, nel mostrare ad esempio nudità e rapporti se non espliciti come ne "Lo sconosciuto",  comunque abbastanza insistiti e realistici: corpi flaccidi ed esteticamente poco fotogenici che sovrastano e contrastano in modo quasi irritante la purezza candida di una giovinezza che non riesce a controllarsi all'istinto di una passione di cui e' impossibile capacitarsi. Guiraudie procede imperterrito accumulando situazioni grottesche senza preoccuparsi di oltrepassare i limiti della farsa, col nostro protagonista perennemente smutandato impegnato a correre tra i campi come Ridolini, con la flaccida mobilità del proprio adipe che tiene il ritmo cadenzato di una fuga senza possibilita' di scampo. E alternando scenette quasi da comica a riflessioni semiserie come quando verso la fine, durante un rapporto amoroso tra il protagonista ed un anziano habitue' dei boschetti, quest'ultimo riflette su come certi incontri "clandestini" o comunque proibiti siano stati più formativi e fondamentali di una vita coniugale spesa nella routine e nella piatta quotidianità per una obbedienza dovuta a convenzioni e formalità senza vero sentimento. "Le roi de l'evasion" è comunque un film che denota coraggio, che non si tira indietro, anche nell'incertezza del registro narrativo in cui ricondurre tutta una storia un po' raffazzonata e certo bizzarra, molto bizzarra. Un flemmatico e condiscendente ispettore di polizia che tradisce gia' dalle prime mosse quanto poi succederà nell'epilogo un po' sciocco e un po' scontato, sarà di certo una buona base per ridisegnare il medesimo personaggio, ma in un contesto ben più drammatico, nel successivo e decisamente piu riuscito film del giovane regista francese che fa molto ben sperare sul suo futuro da autore di cinema.

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