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Polytechnique

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Polytechnique

di maurizio73
6 stelle

Marc è uno studente in bolletta con la passione per le armi e per l'esercito, che vive una grave crisi interiore dovuta ai suoi fallimenti professionali e personali ed ha sviluppato un odio insensato e farneticante verso l'altro sesso ed il movimento femminista in particolare. Storia di una strage: quella in cui il 6 dicembre 1989 all'École polytechnique di Montréal il venticinquenne Marc Lépine uccise a colpi di fucile quattordici studentesse, per poi rivolgere l'arma contro sè stesso.

 

locandina

Polytechnique (2009): locandina

 

Raggelato nel bianco e nero della fotografia spettrale di Pierre Gill e costruito come la docufiction del resoconto romanzato di una tragedia annunciata, il terzo film di Denis Villeneuve è il piccolo olocausto di una follia sessista, la fredda meccanica di una epurazione di genere che sembra prendere le mosse dallo squallore emotivo e dalla disperazione di chi, abbandonato a sè stesso dalla famiglia e dalle istituzioni, sembra avere smarrito quel senso di empatia e di umana pietà che fa di un modesto studente universitario l'elemento di un disordine sociale in grado di riversare sulle proprie vittime innocenti l'odio e la violenza di una istintiva intolleranza verso un diverso con cui da sempre si identifica il nemico.

 

 

Polytechnique (2009): Maxim Gaudette

 

Polytechnique (2009): Maxim Gaudette

 

Con un Incipit che sembra il finale di una ellissi di morte (con un fucile che fa cilecca e viene riposto sotto il letto) si passa in realtà al triste preludio di un lento ed inesorabile cammino a passo d'elefante che , come nell'omonimo titolo di Van Sant, finisce per moltiplicare i punti di vista sul mistero inesplicabile e sulle conseguenze di una violenza omicida le cui ragioni, benchè analizzate e focalizzate attraverso una corretta sintassi del montaggio filmico, non bastano a spiegarne la motivazioni nè tantomeno a prevederne l'onda lunga delle conseguenze fisiche e psicologiche, riverberando nell'animo dei protagonisti come l'indicibile squarcio in una coscienza assopita che si apre ad una nuova e sconvolgente consapevolezza e che, costretta a misurarsi con la dimensione incommensurabile dell'abominio e del dolore, riscopre il valore prezioso e negletto di uma ritrovata umanità.

 

Elephant (2003): Alex Frost

 

Polytechnique (2009): Maxim Gaudette

 

Adottando una sorta di teoria meccanicistica sulla dinamica del massacro, Villeneuve ci dimostra come l'instabilità  di un sistema di relazioni umane fondate sull'odio e l'incomunicabilita porti al parossismo di reazioni incontrollate e ad un nuovo e mutato equilibrio che ci insegni a non ricadere negli stessi, fatali errori del passato. Almeno fino alla prossima crisi. In questo, un intento didascalico che inizia con il lugubre presagio di una riproduzione di Guernica e si conclude con  i saggi propositi per la incipiente maternità di una donna ferita e scampata al massacro ("Se avrò un maschietto gli insegnero  ad amare, se sarà una femminuccia che il mondo le appartiene"), cercando di organizzare il suo discorso antropologico attorno a quelle piccole crepe del tessuto sociale in grado di minare le basi per una libera e giusta convivenza: dalla freddezza burocratica di un congedo forzato ai pregiudizi sessisti nel mondo del lavoro, passando attraverso un modello educativo che inizi dalla famiglia ad infondere quei valori di amore e di tolleranza come imprescindibili momenti (strumenti) di crescita individuale ed affermazione del sè.

 

Polytechnique (2009): Una scena del film

 

Polytechnique (2009): Karine Vanasse e Evelyne Brochu

 

Polytechnique (2009): Karine Vanasse e Evelyne Brochu

 

 

Se le ragioni psicologiche possono apparire più o meno credibili poi, Villeneuve non evita di eccedere in una immancabile schematizzazione degli elementi drammaturgici (compreso il rendez-vous shakespearino di un'amore spezzato), presentandoci da un lato le debolezze del carnefice (Marc) che scrive alla madre distante e invisibile la sua disperazione postuma e dall'altro quelle dell'agnello sacrificale (Jeff) che dopo la visita ad una madre comprensiva e amorosa assume su di sé le colpe di una intolleranza di genere. Ma, si sa, per indagare i misteri dell'animo umano e cavarne qualcosa di buono a volte si deve pur rinunciare al rigore ed all'eleganza delle cose non dette.

 

 

Polytechnique (2009): Maxim Gaudette

 

Polytechnique (2009): Karine Vanasse

 

Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2009 ha vinto nove Premi Génie, tra cui quelli per il miglior film e la miglior regia.

 

 

 

 

 

 

 

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