Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
A volte per nascondere una macchia difficile da cancellare è sufficiente coprirla con un’ombra. Ad esempio quella protettiva della madre che intende risparmiare al suo figlio prediletto - il c.d. scemo del villaggio - un destino di solitaria, dura maturazione individuale. Un film di nobili intenti e ricco di spunti interessanti, ma dalle forme parecchio sgangherate non potrà mai - in tutta onestà - convincermi pienamente. La trama non si rivela - ma solo verso il finale - così esile come potrebbe apparire di primo acchito, ma ripiega troppo spesso su soluzioni irrazionali e incomprensibili (di cui io farei volentieri a meno). L’impegno profuso dall’attrice protagonista (Kim Hye-ja) è notevole, ma non è sufficiente. Il film non riesce proprio ad appassionarmi (d’altronde il primo a mostrare una completa indifferenza rispetto a quanto sta accadendo intorno a lui è il povero figliolo protagonista). La storia, d’altronde (soprattutto nella prima parte), difetta completamente di un minimo di ritmo. Tutto procede in base ad una logica troppo apatica e meccanica per riuscire ad incidere in profondità le emozioni che sembrerebbe promettere. Il finale propone talune trovate narrative interessanti, ma oramai la noia dilagante ha preso il sopravvento. Un giudizio onesto - non sulle potenzialità del soggetto, ma sulla resa finale del film - non va oltre la mera sufficienza.
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