Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Corea del Sud. In periferia si lavora per tirare a campare. Una piccola bottega che funge da facciata per coprire sedute di agopuntura illegali. Cos'altro deve fare una madre per garantire un minimo di sopravvivenza per se stessa e per il proprio giovane figlio , pure ritardato? E poi lì, lontano dai pericoli della città, cosa può accadere?
Bong Ho, secondo il quale il cinema assolve primariamente la funzione di strumento di critica sociale, sceglie di porre al centro della storia ancora una volta un giovane con un ritardo mentale ( come nel capolavoro
"Memories of a Murder"), ed attraverso la sua storia scoperchia le magagne di una società , quella coreana, ottusa ed arrivista, in cerca sempre e solo della soluzione più semplice , superficiale e vuota nelle istituzioni, che spinge un sentimento naturale fortissimo, l'amore di una madre, a conseguenze estreme, portandola a macchiarsi di una colpa che non si laverà tanto facilmente.
Perché quando il giovane Do Joon (Won Bin) verrà accusato frettolosamente di omicidio, la donna inizierà un indagine personale , convinta dell'innocenza del figlio, affrontando un muro di omertà ed indifferenza.
Negli sguardi intensi dell'attrice Kim Hye Ya c'è la disperazione dell'abbandono, l'omertà di un mondo arido che si volta dall'altra parte, c'è la condanna dei reietti e dei poveracci. La regia sembra assecondare questi sentimenti di straniamento, rinunciando ad ogni artificio e girando per lo più nel più classico e pacato dei modi ogni volta che c'è in scena la madre (molto bella però la ricostruzione dell'omicidio ).
Il film riflette sulla forza dell'amore, suscitando al contempo sentimenti contrastanti in continua evoluzione e ribaltamento, e lo fa attaccandosi alle persone: immagini e volti che rimangono nella memoria: oltre a Kim Hye Ya, assoluta protagonista, è straordinaria la prova di Won Bin nella parte del figlio disabile, che qualche anno dopo raggiungerà il picco più alto della carriera con "Man from Nowhere" action epocale da recuperare.
"Madre" non è il capolavoro che si dice, difetta un po' nel ritmo, ma resta un film potentissimo nel quale si rintracciano con facilità tutte le peculiarità del regista di "Parasite"
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