Regia di Piero Regnoli vedi scheda film
Nel cuore dell'Africa si trovano le miniere del re Salomone. La bella Fazira, con il complice Riad, si impadronisce con la forza del trono del regno e propone al forzuto Maciste di passare dalla sua parte; l'energumeno dal cuore d'oro non solo si oppone e viene perciò fatto prigioniero e torturato, ma - una volta liberatosi - decide di porre fine alla tirannide e riportare la giustizia.
Scenografie palesemente di cartapesta, costumi realizzati frettolosamente con mezzi di fortuna, interpreti raccattati fra le terze e le quarte scelte di Cinecittà: il primo vero e proprio fenomeno di 'genere' cinematografico in Italia fu quello del peplum, del film mitologico, che all'inizio degli anni Sessanta ottenne buoni se non ottimi consensi di pubblico a fronte di spese di realizzazione infime e idee non meglio qualificabili che con il medesimo aggettivo. Piero Regnoli è stato oltrettutto uno dei peggiori mestieranti della settima arte nostrana, uno sceneggiatore-regista parimenti capace di sprofondare nel trash con storie inverosimili scritte con approssimazione e rubacchiando qua e là, oppure con regie disastrose prive delle nozioni di base del mestiere. Qui, manco a dirlo, Regnoli - che si firma Martin Andrews - riveste entrambi i ruoli. L'inglese Reg Park, grosso e inespressivo a sufficienza per la parte, riveste i succinti abiti del protagonista, ma si copre di ridicolo - suo malgrado, certamente - finendo perfino a combattere con un leone palesemente drogato e stordito oltre ogni limite di decenza (oggi qualcosa di simile verrebbe punito con la scomunica immediata da parte degli animalisti); l'altra scena madre, tirata per le lunghe in maniera semplicemente ridicola, è quella che vede Maciste tirato per le braccia da svariati cavalli, che naturalmente vengono ribaltati dall'impressionante energia muscoloide del Nostro (manco sudato al termine dell'impresa, se vogliamo mettere i puntini sulle i). Insomma, siamo in pieno trash a tutti gli effetti e, per gli amanti del risibile, c'è di che godere; si segnalano fra gli altri interpreti Wandisa Guida, Giuseppe Addobbati ed Eleonora Bianchi; l'assistente alla regia è il giovanissimo Vittorio Sindoni, all'esordio, futuro autore di commediole sexy sguaiate e infine di fiction Rai buoniste per famiglie. Indubbiamente un ottimo riassunto della parabola discendente del cinema italiano nei successivi decenni. 2/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta