Gunther Strobbe ha tredici anni, e vive in una mansanrda della nonna, che tuttavia è costretto a condividere col padre ed i tre fratelli di lui… tutti individui irrealizzati, insoddisfatti, irrisolti, pronti ad ogni occasione a cedere alle lusinghe di grandi bevute, amorazzi d'occasione, feste en travestì e gare di bicicletta intraprese a corpo nudo ed altre stramberie da ebbrezza alcolica, piuttosto che trovarsi una professione durevole e duratura che in qualche modo li induca a dare un senso più compiuto alle rispettive esistenze di uomini mai maturati.
Fuggire parrebbe l'unica soluzione concreta per il ragazzo, salvo poi ritrovarlo adulto come scrittore fallito, con una compagna che desidera a tutti i costi diventare madre di un suo figlio, contribuendo a delineare i tasselli di una "vita di merda" che pare essere il destino inevitabile del ragazzo ormai uomo.
"La merditude des choses" (questo il titolo originario), firmata a 31 anni da un regista belga oggi piuttosto famoso e considerato come è Félix van Groening, fu il film che forse più di tutti fece scalpore nell'edizione 2009 del Festival di Cannes, ove il film fu presentato alla Quinzaine des Réalisateurs, ove in onore dello stesso fu programmata ed eseguita un percorso dimostrativo ciclistico animato dal cast seminudo e dalle comparse del film stesso.
A metà strada tra l'umorismo greve e spassoso e la tristezza di fondo che si annida in quelle vite distrutte dal disadattamento e dalla mancata realizzazione, von Groening realizza una commedia riuscita e di gran carattere sospinta dalla forza antitetica che si sprigiona tra bruttezza e bellezza, tra perdizione ed ispirazione, tra lo sbando più estremo e la tanto anelata realizzazione.
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