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Vendicami

Regia di Johnnie To vedi scheda film

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La recensione su Vendicami

di ROTOTOM
10 stelle

Evento speciale al 12° Far East Film Festival di Udine lo scorso 22 aprile e vincitore del Leone Nero al Cormajeur Noir in Festival lo scorso dicembre, premiato da Dario Argento in persona, ormai più a suo agio a esibire il proprio luminoso passato ammantando di blasone i riconoscimenti altrui  piuttosto che a dirigere - piccola cattiveria - Vengeance  è il 50° film in carriera del cinquantaduenne Johnnie To autore di culto hongkonghese e del quale Udine è la patria adottiva avendolo sdoganato con grande lungimiranza al pubblico italiano in tempi non sospetti. Vengeance è storia di vendetta, di azione e reazione, il motore di qualsiasi storia di gangster che il cinema abbia mai messo in scena. Un killer in pensione giunge da Parigi a Macao per vendicare lo sterminio della famiglia della figlia causata dalla mafia locale. Francis Costello si chiama il vendicatore e ha una pallottola piantata nel cranio che gli causa un inarrestabile progressivo oblio. Giungerà un tempo in cui il passato non avrà più alcun colore.
Per compiere la sua missione Costello oltre ha la pistola ha una Polaroid con la quale fotografa i nemici e gli amici per capire a chi deve sparare e a chi dovrà la vita.
Johnnie To aveva scritto il film pensando ad Alain Delon, aveva pensato alla faccia d’angelo del film di Melville ed al rifiuto di monsieur Le Samurai ha chiamato  Johnny Hallyday ex uomo del treno di Patrice Leconte , star francese, un cuore malandato, una faccia da angelo caduto, schiantato al suolo e rifatto a sconvolgergli i lineamenti in un’espressione dolente carica di passato vissuto pericolosamente, quel passato che nel film lo abbandona giorno dopo giorno. Il nome rimane Costello, omaggio del maestro di Hong Kong al cinema noir francese di J.P. Melville che mischiato alle cupe tradizioni del cinema noir classico americano anni ’40 e alle solenni cadenze del cinema orientale ha generato un ibrido assolutamente emozionante, cifra stilistica di quasi tutta la sua produzione. Attorno a Hallyday, straniero in terra straniera meravigliosamente in parte, il gruppo dei fedelissimi attori del regista, Simon Yam, Anthony Wong, Maggie Siu, Suet Lam visti in passati capolavori come PTU (2003), Election (2005) e Election II (2006), Breaking News (2004).

Vendicami - Vengeance è un trionfo di poesia e violenza, una sinfonia romantica scandita dai percussori delle pistole sempre sospesa tra tragedia e commedia, in equilibrio instabile sulle certezze visive messe in scena dal regista e l’incertezza della finalità della vendetta del protagonista. Se molto presto dimenticherà che senso ha vendicarsi?
E’ un ideale di giustizia che sfugge ai mortali come la sabbia tra le dita, sabbia di una spiaggia che accoglie  bambini innocenti, immemori, così la memoria e la necessità di ricordare diventa l’unica vera ragione per assecondare il proprio destino. Destino che ai protagonisti del noir è  sempre visibile, tangibile,  pericolosamente percorribile come un vicolo di Macao sporco e umido o un palazzo di Hong Kong soffocato dai colori e dalle ombre taglienti generate senza alcuna fonte di luce.  Ferite di spazi penetrati dai corpi in una composizione dell’inquadratura che ha del miracoloso.

Tutto il cinema di To è santificato in Vengeance, santuario della colorazione espressionista degli ambienti urbani e della plastica stilizzazione delle sparatorie  coreografate secondo l’iconografia della tradizione hongkonghese resa famosa da John Woo e Tsui Hark tra gli anni ‘80 e ‘90 ma in questo caso private di qualsiasi frenesia, piuttosto una visione pittorica delle scene il cui stile, le pose, l'artificio sono elementi che acuiscono la nostalgia per un cinema che sta scomparendo, come la memoria del suo protagonista: il cinema di genere. Il ritmo è epico, calmo e suadente. E’ un ballo lento di morte e colori, di suoni e movimenti studiati al rallentatore.
Una bicicletta sospinta dalle pallottole che scivola nella campagna assolata, una sparatoria al chiaro di luna corrotto di nubi e action painting di sangue nebulizzato a colorare la notte, un assalto al fortino con cubi di carta straccia e  la straordinaria scena finale che utilizza l’innocenza dei bambini per vendicare l’immorale innocenza violata nell’agguato iniziale. Solo qualcuno dei momenti di Vengeance, grandissimo cinema che non vuole essere altro che cinema, espressione delle emozioni attraverso le immagini, il linguaggio dei corpi e lo sprofondare in due felici occhi azzurri dopo che tutto è finito.

Lo sguardo di Johnnie To è quello divertito di un bambino che fantastica forme colorate e le ricrea con la macchina da presa secondo l’ispirazione del momento, è un cinema di enorme potenza espressionista che delega alle immagini le emozioni che nel cinema contemporaneo occidentale sentiamo declamare a parole.
 Per questo To non gira mai con una sceneggiatura scritta scegliendo di improvvisare sull'estemporeneità dell'ispirazione, per questo non ha mai ceduto alle lusinghe di Hollywood proteggendo l’autorialità del proprio stile contrariamente a quanto accaduto ai due colleghi citati sopra. Per questo Johnnie To è per questo molto amato e Vengeance è un fottuto capolavoro.

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