Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Come accade spesso nell’ipertrofico cinema di Park Chan-wook generi, metafore e sottotrame si fondono e confondono ad infinitum. “Thirst” cerca di scindere sostanza e forma, si costringe ad un’eterna parabola sul vampirismo e si ritrova, di frequente, a sconfinare in territori che urtano l’uno con l’altro. Con 30 minuti in meno e senza il fastidioso sentimentalismo dell’epilogo sarebbe stato un film (quasi) perfetto.
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