Regia di Gaspar Noé vedi scheda film
[...] La messinscena di un percorso di vita attraverso gli occhi della morte. Il degrado di una metropoli, di una società. Un susseguirsi di ostacoli, prove da superare o interiorizzare, situazioni scomode, drammatiche e tragiche. Noé firma un lavoro costruito con minuziosità, audacia e follia.
Il cinema di Noé è fuori tempo, fuori tema e, in questo film, fuori anche come utilizzo della macchina da presa. Inusuale diciamo. Tecnica egregia ma mano pesante, voluta ovviamente, nell'imporre costantemente nel pensiero dello spettatore una presenza dietro l'obbiettivo. La trama non sto a descriverla, a quello ci pensa wikipedia. Ciò che mi preme analizzare è come, in 2:40 di visione, un'opera del genere possa interagire così tanto con l'osservatore e come, in via direttissima, da un certo momento in poi il protagonista maschile si unisca in maniera indissolubile con il regista, con il direttore della fotografia e con, in generale, tutto l'apparato tecnico che costituisce il lungometraggio. Già da inizio pellicola, in verità, Noé utilizza prepotentemente l'inquadratura in prima persona come espediente narrativo per rappresentare, soggettivamente, alcune situazioni che vivono i personaggi, in modo che esse siano sperimentate al contempo anche da chi guarda il film. La maggior parte delle situazioni successive, invece, alzano il livello già alto di ripresa in soggettiva, arrivando a picchi registici non trascurabili nemmeno da un neofita del cinema. Alcuni piani sequenza meritano la nomina di "capolavoro", eppure, la totalità dell'opera non mi sento di elevarla a tale rango.
Cerco di spiegare cosa intendo nel primo periodo del testo:
♦Fuori tempo = Enter The Void, come quasi tutta la filmografia di Noé, si rifà al dramma erotico e sociale degli anni Settanta, in particolar modo ad Arancia Meccanica (1971) e Taxi Driver (1976) nelle dinamiche e nel modo esplicito e diretto con cui affrontarle.
♦Fuori Tema = droga, violenza sessuale, vita per strada, abbandono, orfanità, sfruttamento. In questo caso il termine non indica una mancanza del regista nel saper focalizzare un argomento preciso, bensì una sua straordinaria abilità nel poter esprimere molte tematiche, alcune collegate fra loro, e gestirle tutte senza che nessuna di esse prevalga sull'altra.
La Tokyo vista dagli occhi del lungometraggio è onirica, suggestiva e, a tratti, caotica e perversa. Dannatamente caotica e perversa! La messinscena di un percorso di vita attraverso gli occhi della morte. Il degrado di una metropoli, di una società. Un susseguirsi di ostacoli, prove da superare o interiorizzare, situazioni scomode, drammatiche e tragiche. Noé firma un lavoro costruito con minuziosità, audacia e follia.
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