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Kinatay. Massacro

Regia di Brillante Mendoza vedi scheda film

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La recensione su Kinatay. Massacro

di supadany
8 stelle

“Ho creduto a tutto quello che ho visto …”, la frase di Quentin Tarantino rappresenta davvero bene uno degli aspetti salienti di questa opera di Mendoza, ovvero la capacità di raccontare una vicenda lugubre senza farsi trascinare sul versante voyeuristico (un Eli Roth avrebbe dato sicuramente fuori di matto con un soggetto del genere), aggiungendoci poi diverse sfumature che rendono tutto pregnante e difficile da levarsi di dosso.

Peping (Coco Martin) ha appena festeggiato il matrimonio e procede gli studi presso l’accademia di polizia quando arriva l’occasione per guadagnare qualche soldo facile utile per far andare avanti la sua famiglia (a vent’anni ha già un figlio).

Finisce involontariamente così invischiato nel rapimento di una prostituta destinato a finire male combattuto sul da farsi in mezzo ad un vero e proprio inferno dell’umanità.

Crudissima pellicola che non specula sulla violenza (che comunque almeno un paio di volte fa capolino anche in maniera impietosa e dilaniante), ma che agisce maggiormente sulla psiche fin dall’inizio quando presenta una situazione molto diversa, quasi stridente col seguito (ma bella anche per questo, direi un tocco che impreziosisce il contesto generale), con un riquadro da famiglia felice, una vita non agiata, ma comunque senza problematiche.

Quello che arriva dopo è invece una vera e propria discesa negli inferi, un “gioco” più grande del giovane Peping e il suo travaglio interiore diviene catalizzatore dell’attenzione con uno smarrimento che lo porta vicino a prendere decisioni che però non può più prendere.

D’altronde, come recita anche la sua maglietta da bravo boy-scout, quando si perde la retta via non la si può più riprendere, così anche il viaggio di ritorno con l’alba a fare capolino è finemente straziante (come lo è l’assoluta tranquillità di chi certe cose le fa come se nulla fosse), un nuovo giorno è alle porte, ma per Peping niente sarà più come prima.

E la regia misurata non fa che accrescere questo stato d’animo (vedasi il viaggio di ritorno con il lancio dei resti del misfatto), aumentato anche dai silenzi (le parole non vengono mai sprecate) e dai rumori del contorno.

Trattasi dunque di un film forte realizzato con metodo e scrupolo, un (meritato) plauso va anche alla Atlantide entertainment che ha editato il dvd in Italia con i sottotitoli (credo di avere tutti i pochi film in dvd che hanno proposto), operazione di tutto rispetto che va sponsorizzata e premiata.

 

Brillante (Mendoza) nel buio della notte e dell’anima.

Su Brillante Mendoza

Rappresenta al meglio una storia tortuosa, dimostra di saper andare a fondo senza raccontare (e mostrare) tutto e riesce a trasmettere sia un profondo disagio (di Peping) che una stridente tranquillità (di chi è abituato a sguazzare nella violenza).

Su Mercedes Cabral

Carina.

Su Julio Diaz

Spietato ed inamovibile.

Su Jhong Hilario

Sufficiente.

Su Maria Isabel Lopez

Assolutamente dilaniante.

Su Coco Martin

Un vero e proprio travaglio quello del suo personaggio, descritto molto bene in tutti i frangenti (sia i primi di assoluta felicità, sia tutto il resto che prosegue senza speranza di redenzione). 
Convincente.

Su John Regala

Tranquillamente spietato.

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