Regia di Larry Charles vedi scheda film
Le avventure americane (e mediorientali) del vanesio e idiota aspirante conduttore televisivo austriaco Bruno e dei suoi tentativi di diventare una star. Utilizzando la stessa formula di "Borat" (successivamente in parte abbandonata per "Il dittatore"), Sacha Baron Cohen e il fido regista Larry Charles (già sceneggiatore della serie cult "Seinfeld"), mettono in scena paradossali provocazioni che spesso si fa fatica a capire quanto siano davvero delle reali candid camera o soltanto scene abilmente confezionate e coreografate. Se in "Borat" era lo sciovinismo dell'inviato kazako a sconcertare il perbenismo "wasp", questa volta è la prorompente ed esagerata omosessualità di Bruno a farla da padrone con gag davvero scurrili (l'esilarante ma "pesantissimo" videoclip con il pene "danzante" in bella evidenza che si conclude con l'orifizio uretrale che "pronuncia" il nome dell'improbabile anchorman austriaco... raramente, e diciamolo pure per fortuna, si è mai vista roba simile in una commedia USA), ma che spesso colgono nel segno nel denunciare l'omofobia feroce ed evidente, più che latente, nella società americana (spassoso ed amarissimo l'incredibile corso di autodifesa dalle aggressioni omosessuali, ma, per la verità, anche un Bruno in trasferta italiana ne vedrebbe delle belle). Un film coraggioso e potente nella sua grottesca ed eccessiva demenzialità, pur con tutti i limiti dell'operazione e, come al solito quando c'è di mezzo Sacha Baron Cohen, non per tutti i gusti: tre stelle.
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