Regia di Larry Charles vedi scheda film
Una delle immagini più frequenti nei film di Sacha Baron Cohen è quella dell' espressione attonita, sbigottita, spesso disgustata di coloro i quali assistono, consapevolmente ed inconsapevolmente, alle gesta provocatorie del trasformista britannico. Non si può dire che questo attore non abbia talento ma è altrettanto indubbio che stia spingendo troppo e, come già successo nelle pellicole precedenti, spesso superi la soglia del grottesco e del demenziale per precipitare nel baratro dell' idiozia e del cattivo gusto. Bruno, star della moda austriaca ed estremista gay che vuole a tutti i costi diventare famoso negli States, è il suo terzo personaggio trasposto su grande schermo. Alcune trovate come la finta beneficenza, l' adozione del bambino africano ed il viaggio in medio "niente", come lo chiama il protagonista, sono gustose e lasciano intuire anche un intento critico ma buona parte della pellicola è talmente focalizzato a sconvolgere lo spettatore che perde d' impatto diventando una provocazione fine a sè stessa. C' è anche da dire che la struttura narrativa ed alcuni espedienti iniziano già a ripetersi, basti pensare all' inquietante rapporto con l' assistente che rimanda chiaramente al precedente "Borat". L' impronta dissacratoria c'è tutta e si ride ma, a tratti, solo per incredulità o inerzia. Geniali i titoli di coda sulle note di un' ipotetica quanto ipocrita canzone per la pace che vanta la partecipazione anche di Bono, Sting, Chris Martin, Elton John e Snoop Dog.
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