Regia di Larry Charles vedi scheda film
Se Borat aveva un programma (distruggere con ferocia cieca ogni simbolo ed istituzione a stelle e strisce), Bruno sembra piuttosto una sconclusionata raccolta di scenette. L'assortimento è pur valido, perchè si ride e nemmeno poco, ma la storia praticamente non esiste ed anche l'iconoclastia efferata dei precedenti personaggi di Cohen (oltre a Borat, Ali G) appare moderata di molto. Qualche gag esilarante, molte altre modeste, una volgarità di sottofondo che spesso appare realmente inutile - vedi la scena del pene roteante: coraggiosa, irresistibile, ma a che serve? Siamo sicuri che vogliamo ridere così? In pratica un lavoro stanchino, con delle ottime idee, ma una relizzazione che lascia un po' a desiderare: inevitabile il paragone con Borat, dove la maggior parte delle scene poteva lasciare il dubbio sull'effettiva veridicità; qui l'eccessiva presenza delle telecamere lascia il dubbio che di vero (di 'candid' insomma) ci sia proprio poco. Ad ogni modo, bocciatura non grave.
Bruno, famoso modello gay austriaco, si trasferisce ad Hollywood in cerca di gloria: troverà soltanto illusioni, difficoltà, insulti. Ma anche l'amore, nel suo assistente devoto.
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