Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
VOTO : 7/8.
Non so se “Un prophéte” possa essere o meno considerato un capolavoro, sicuramente per me rimane un ottimo film (da annoverare tra i più solidi degli ultimi anni), quello che ad oggi preferisco, e nettamente, nella filmografia del regista Jacques Audiard.
Malik (Tahar Rahim) diventa maggiorenne e per la prima volta, dopo un reato, finisce nella prigione degli adulti.
Vi entra debole, insicuro ed indifeso, subito preso di mira ed obbligato dai corsi, e dal loro boss Luciani (Niels Arelstrup) a compiere un omicidio per ottenere la loro protezione.
Questo lo porterà a costruirsi una posizione complicata da gestire, con rapporti contrastati con i fratelli arabi e sempre tumultuosi con i corsi che lo trattano come un servo inferiore ma utile.
Quando Malik comincia ad avere le prime licenze, farà dei lavoretti in esterno per Luciani, rimasto solo in carcere, ed intanto comincerà anche a pianificare affari personali infilandosi in situazioni scomode, ma che lo portano a vedere le cose in grande all’interno del mondo della malavita.
Sono davvero tanti i pregi di questo film, autentico racconto di formazione, ma diverso dal solito per soggetto e soprattutto per la sua capacità di assiemare momenti di truce violenza (lo sgozzamento di Reyeb), a intrighi criminali sottobanco (gli interessi di Malik che si moltiplicano e le sue posizioni che mutano), alla coscienza del protagonista (le visioni di Reyeb, alcune davvero folgoranti) per finire con la scoperta, quasi come se fosse un bambino, del mondo “fuori” (vedi le nuvole viste dall’aereo, o la contemplazione del mare che preferisce ad altri svaghi …).
Il complesso è dunque oliato molto bene, dall’inizio alla fine non si segnalano mai momenti di forte calo o passaggi forzati (aspetto oltremodo interessante vista la durata cospicua).
Si segnalano semmai alcuni passaggi molto efficaci (per esempio l’omicidio di Reyeb e l’assalto di Malik al blindato con sparatoria annessa) che non si dimenticano facilmente e diversi dialoghi tosti dove ogni parola trova la sua collocazione.
Il tutto impreziosito da due interpretazioni imponenti, Rahim ed Arelstrup sono davvero fondamentali e danno vita a dei “face to face”, anche a distanza (vedi l’ultimo loro non incontro), di rara potenza.
Insomma considero questo film decisamente corposo e robusto, raramente mi è capitato, almeno recentemente, di assistere ad uno spettacolo così serio e credibile che mostra tanto, tantissimo, senza perdere l’equilibrio, creando anzi un percorso in crescendo convincente e sostanzioso.
Ecco forse il finale non è incisivo al massimo, anche se il suo significato risulta essere semplicemente evidente, e direi che alla fine il film si possa considerare molto bello, avvincente, ma anche estremamente scorrevole.
VOTO : 7/8.
Regia compatta che tocca punte molto alte e mantiene sempre un equilibrio ammirevole lungo tutto il percorso.
Ottima la direzione degli attori, interessanti alcuni excursus.
VOTO : 7,5.
Vera scoperta per me.
Notevolissimo nel manifestare il cambiamento del suo personaggio e i diversi stati d'animo.
VOTO : 7++.
Prova attoriale di grande impatto.
Ogni tanto fa quasi paura quando al suo personaggio girano le cosiddette.
VOTO : 6,5.
Bravo, soprattutto quando il suo personaggio compare nelle visioni del protagonista.
VOTO : 6,5.
Ha il volto giusto per il ruolo e viene ben sfruttato.
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