Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Salutato ovunque come un capolavoro, per me rappresenta invece un passo indietro rispetto all'ispirato "Tutti i battiti del mio cuore", film forse irrisolto, ma capace di stravolgere le regole del noir e di suggerire, all'insegna d una vigorosa poesia, l'ambiguità dei gesti e delle intenzioni di un malvivente in cerca di redenzione. "Il Profeta" invece ci regala solo qualche lampo abbagliante, visionario, sconnesso, nell'elaborata prosa tutta incentrata su una faida fra corsi e arabi, con un giovane protagonista conteso fra due fuochi e chiamato ad una scelta. Peccato che tutto questo discorso, qusto percorso formativo, questa palestra di vita, con tutto il suo corredo di dubbi, dilemmi talora atroci, sensi di colpa, desideri di redenzione e tanta, tanta violenza e sopraffazione, sia davvero troppo debole e sfocato nel copione...e che Audiard non riesca a fare più di tanto per esaltare il tormantato sottotesto religioso (a differenza di quanto ha saputo fare, specialmente negli anni 70 e 80, il grande Martin Scorsese). Avrebbe dovuto disporre di un copione più snello e poi abbandonarsi ad una regia fatta di piccoli gesti, sguardi, suggestioni, ambiguità, emozioni allo stato brado, quello che gli viene più congeniale insomma...E invece ha tentato la carta del racconto morale, senza però avere il rigore e la lucidità necessari...A dispetto dell'entusiasmo di tanta critica, siamo lontani, lontanissimi, a mio parere, dall'intenso esistenzialismo di Bresson...
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