Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Storia di un apprendistato criminale. Neorealismo del nuovo millennio. Audiard tratta una materia difficile e lo fa senza cadere in facili pietismi. Malik viene catapultato nel micromondo carcerario, analfabeta e con venti franchi di speranza nascosti nella suola di una scarpa sfondata. Per sopravvivere si adatta alle dinamiche della prigione, osserva i detentori del potere, apprende da loro come dai libri di scuola. Il carcere come riscatto sociale ma anche come metafora del mondo: il premio finale per Malik è il reinserimento nella società, ma con un ruolo di primo piano nella criminalità organizzata. Girato senza fronzoli Un prophéte è un film crudo e realistico sulla perdita dell’umanità: quella di Malik si manifesta nelle scene surreali in cui colloquia col fantasma dell’uomo che ha ucciso e si dissolve nel momento stesso in cui l’ectoplasma smette di manifestarsi. Sono le sole scene lievi nell’universo cupo di Audiard, dove la lotta per la sopravvivenza non lascia spazio alla redenzione.
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