Regia di Andrea Arnold vedi scheda film
Ci sono film che ti prendono a schiaffi. Che ti lasciano con gli occhi lucidi e rabbiosi. Fish Tank di Andrea Arnold è uno di questi, un 400 colpi sporco e cattivo, parlato male - in originale il dialetto-gergo del sobborgo dei protagonisti è un’armoniosa cacofonia di parole e cadenze - e vissuto peggio. La grandezza di Truffaut sta anche nell’originalità e nella potenza dei suoi discepoli, più o meno inconsapevoli, e così la storia di Mia, quindicenne indomabile e testarda, ci entra dentro fin da subito. Sarà per la madre, una Kierston Wareing la cui bellezza ruvida e sofferta ritrae, come in Loach, un disagio troppo profondo che qui puzza di birra ed egoismo, o per quel vigliacco dolente e sensibile interpretato da Michael Fassbender che ora non sbaglia una mossa, per quanto difficile, dal Bobby Sands di Hunger a Tarantino. Ma il vero asse portante del film è quello che parte dalla regia magistrale della Arnold, tanto essenziale quanto feroce, per arrivare all’eleganza sgraziata della straordinaria Katie Jarvis. Una che guarda in faccia ciò che gli adulti evitano, che su un divano vede morire la sua innocenza e davanti a una porta crescere la rabbia che la farà combattere, contro tutto e tutti. E solo per se stessa.
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