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Fish Tank

Regia di Andrea Arnold vedi scheda film

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La recensione su Fish Tank

di bradipo68
8 stelle

Loach, Loach, fortissimamente Loach. E' il suo nome che aleggia su questo film, che aderisce ai propri personaggi come un guanto. E'suo il gergo sboccato (chissà che cosa c'era in originale visto che inevitabilmente il doppiaggio italiano appiattisce accenti ed espressioni gergali e poi c'è da dire che non sembra fatto nel migliore dei modi), la periferia malandata di un posto qualunque nell'Essex che al posto di scenari verdi da cartolina propone casermoni alveare in cui la privacy è abolita e microappartamenti tutti uguali e tutti trattati male allo stesso modo con le pareti scrostate e le stanze arruffate senza mobilio.E'suo anche il modo di usare la cinepresa a mano per pedinare ancora più da vicino la straordinaria protagonista di questa pellicola,catturata in tutta la sua spontaneità da adolescente che ha visto troppe cose. Fish tank è sicuramente da vedere come un romanzo (pulp) di formazione,ma a vedere bene la protagonista ,Mia,è già molto più cresciuta ed emancipata di quello che è lecito aspettarsi da una quindicenne.E'una ragazza problematica che fugge dalla scuola come dalle assistenti sociali che cercano di recuperarla,ha rapporti burrascosi in famiglia,una madre più interessata da fare la geisha al suo uomo più che a badare alle figlie che stanno crescendo allo stato brado,selvatiche come poche (perchè anche la sorella di Mia è molto più cresciuta,sboccata e maliziosa di quello che l'età le imporrebbe),un rapporto conflittuale(un eufemismo) con le coetanee con cui si prende costantemente a male parole(e in questo mi ritorna alla memoria La schivata di Kechiche con la sola differenza che grazie al teatro una piccola speranza c'è di evadere da una realtà asifissiata da cemento e povertà),il sogno di liberare un cavallo bianco che sembra sofferente,attaccato a un macigno vicino a una roulotte di zingari(quasi come il sogno di possederne uno in Sciuscià ma se nel film di De Sica il cavallo era bello e forte,quasi un simbolo della magia di una favola,qui è un ronzino vecchio e malato specchio dello squallore che lo circonda),la ricerca di un qualsiasi punto di appiglio che le consenta di evadere da una realtà che le va troppo stretta.Mia è alla ricerca di un occasione e in questa generazione che vive col miraggio dei talent-shows l'occasione è rappresentata da un provino per diventare ballerina che si tradurrà nell'esatta visualizzazione della sua inadeguatezza.E'spronata, aiutata dal fidanzato della madre,Connor,addetto alla sciurezza in un magazzino che si dimostra da subito carino con lei e molto attento alle sue esigenze,anche dolce se vogliamo,una figura intermedia tra quella paterna (che noi non conosciamo) e quella di un amico un po'più grande e gentile.Ma non tutto è come sembra.Mia boccheggia,si dibatte come il pesce appena pescato nel laghetto da Connor in una scampagnata che per l'unica volta fa pensare a un surrogato di famiglia(Mia,la sorella ,la madre d'amore e d'accordo in gita con Connor),cerca di ritagliarsi un angolo tutto suo in un mondo alienante e soffocante,falsamente accogliente.Cerca di liberarsi dalle pastoie della sua difficile adolescenza,di evadere da una realtà a cui sente di non appartenere.Connor per lei sembra questo.Sembra.Se l'unica speranza dopo essere stata a un battito di ciglia dal baratro è un tentativo di fuga su una Volvo station wagon rimessa a "nuovo" con i pezzi meccanici rubati a uno sfasciacarrozze allora ben venga, può essere ossigeno puro anche solo cavalcare l'illusione e partire con nulla di preciso in mente.Il Galles non può essere peggio di quello che Mia sta vivendo.All'inizio ho parlato di Loach che aleggia su questo film: ecco a me piace pensare a Fish Tank come a una versione al femminile della maladolescenza di Sweet Sixteen: stessa famiglia deflagrata in un casermone alveare(e il sogno di Liam il protagonista è portare via la madre da lì e farla abitare in un quartiere rispettabile) alla periferia di Glasgow(ma le periferie si assomigliano un po'tutte),stessa perdita dell'innocenza(qui Liam passa dallo smercio di sgiarette allo spaccio di droga),la stessa valenza politica nell'incontro/scontro tra le periferie ghetto (che hanno sempre accompagnato Mia in ogni suo spostamento) e un quartiere pulito, ordinato con tutte villette a schiera col loro bel giardinetto (che è il mondo di Connor), finale più cupo e disperato. Il film di Andrea Arnold almeno ammette l'utopia della fuga....

Su Andrea Arnold

la cinepresa pedina la straordianria protagonista con assoluta pervicacia.Sulla scia di Loach.

Su Michael Fassbender

nella parte di Connor è piuttosto bravo

Su Kierston Wareing

già usata da Loach è una superba madre assente

Su Katie Jarvis

incredibilmente brava, se questo è un esordio...

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