Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
"Dai Benito! Facci Mussolini!" .Sono i compagni di scuola che lo chiedono a un altro di loro ,presunto figlio del duce.Ecco è come se per quasi due ore questa domanda ci sia rimasta in gola.Dai Bellocchio facci vedere Mussolini.Lui per la prima parte del film lo fa,poi inspiegabilmente se lo dimentica,abusa della credulità del pubblico sostituendo un Timi con l'occhio di bragia al vero duce immortalato in materiale di repertorio con annessa una laconica,miserella spiegazione sul fatto che ha perso capelli e guadagnato chili....ma gli occhi sono uguali.Vincere è l'icona funerea della dipartita del cinema d'autore italiano,un bellissimo contenitore finemente intarsiato pieno di nulla,un guscio confezionato ad arte con la bellissima fotografia di Daniele Ciprì ma sempre,solo e irrimediabilmente un guscio vuoto.Dispiace parlare così di Bellocchio ma questo suo ultimo film io lo vedo come un monumento funebre,la pietra tombale sul cinema italiano che sapeva valersi a livello internazionale e che sapeva emozionare.In questa sua ultima opera la Storia si impossessa della storia e il cinema va a farsi benedire.Il martirio perseverato e continuato di Ida è descritto per accumulazione di immagini e di suggestioni ma non riesce neanche per un attimo a suscitare in me l'emozione che ho provato leggendo la sua storia.Benito Albino è scaraventato lontano dall'orbita materna e viene praticamente perso di vista fino a quando è adulto e assomiglia in modo impressionante al giovane Mussolini(ancora la sospensione della credulità).Per non parlare di Mussolini che nella seconda parte del film diventa il convitato di pietra,evocato dalle immagini dell'Istituto Luce e con nessuna valenza cinematografica.Il Mussolini carnale della prima parte del film impegnato più volte in acrobazie del talamo con Dalser/Mezzogiorno diventa una cicatrice di celluloide su pellicola.A Bellocchio riesce parzialmente di raccontare il Mussolini socialista uomo politico ancora non dominante,viene travolto quando si tratta di raccontare il successo plebiscitario e la deriva autoritaria che poi seguirà nella vita politica italiana.Accanto a questa debolezza gli sfugge il cuore del melodramma,l'amore tra Ida e Benito si riduce a una serie di furiosi incontri sessuali e la protervia con cui Mussolini esclude dalla propri vita la Dalser e il figlio che pure ha riconosciuto legamente sono più enunciati che altro.Figurativamente è un'opera di alto livello ma come già detto lo studio maniacale della bella inquadratura spesso fa sfuggire il senso del cinema che è quello di emozionare oltre che di regalare belle immagini.Qui tra tutte le piccole invenzioni visive per ravvivare un film plumbeo c'è forse un'unica sequenza che salverei senza riserve,che mi ha regalato ,almeno per un attimo un barlume di emozione:quella del manicomio con le malate arrampicate sull'inferriata,chiuse come belve in gabbia.Dispiace veramente che un'opera come questa che poteva ridare nuova dignità al nostro cinema si sia tramutata nel simbolo del suo fallimento.E dispiace ancora di più che certa critica professionista si sia buttata a capofitto a tesserne le lodi a prescindere dalle sue debolezze.In tempi grami un film come questo può anche tramutarsi in un'ancora di salvezza....
lo stile diventa maniera
continua a non piacermi per la sua fastidiosa tendenza a esibirsi in scene madri anche quando non ce ne sarebbe bisogno.
il suo accento perugino è forse troppo marcato,anche lui tende ad enfatizzare però secondo me è meglio della Mezzogiorno
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