Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Prima di diventare il Duce, Benito Mussolini (Timi) ebbe una storia d'amore con Ida Dalser (Mezzogiorno), dalla quale nacque un figlio, Benito Albino. Lasciata la direzione dell'Avanti! e accantonata ogni istanza anticlericale e progressista, Mussolini si disfece senza molte remore proprio della donna che per lui aveva dato via qualsiasi cosa, facendola internare in un manicomio e spedendo il bambino in un istituto per orfanelli.
Tratto dal breve saggio di Alfredo Pieroni ("Il figlio segreto del Duce", ed. Garzanti), il film di Bellocchio si muove tra verità storica e ipotesi narrativa. Il mancato ritrovamento della documentazione che attesterebbe il matrimonio di Mussolini con la Dalser nonché del certificato di nascita del piccolo Benito Albino non danno certezze sulla vicenda che l'attenta documentazione storica di Pieroni sembrerebbe corroborare. Bellocchio la traduce su pellicola con un flusso narrativo discontinuo, scantonamenti onirici, immagini di repertorio dell'Istituto Luce, imbarazzanti scene di massa e i consueti riferimenti ai tòpoi classici del suo cinema, dalla figura paterna autoritaria (I pugni in tasca) all'istituzionalizzazione psichiatrica (Matti da slegare). Sulla scena ci sono Giovanna Mezzogiorno che recita Giovanna Mezzogiorno - un po' accessi isterici, un po' occhioni da cerbiatta, come se stesse ancora sul set de L'ultimo bacio - e Filippo Timi che recita Filippo Timi, costantemente sopra le righe (ma con un personaggio come Mussolini ci sta tutto). Se sul piano squisitamente filmico la memoria corre veloce a un'opera come Changeling, con abissali distanze in termini di qualità cinematografica, sul piano storico è impossibile non cogliere le analogie con i vizi privati del nano di Arcore.
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