Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Una delle tante infami vicende a lungo rimaste sepolte dalla viltà del fascismo, esemplare dimostrazione della pasta di cui era fatto Benito Mussolini: feroce dittatore con il popolo, omuncolo viscido ed amorale nel privato. Bellocchio è bravo a non calcare la mano (sarebbe davvero troppo semplice in una storia simile) e, per maggiore 'verismo', inserisce spesso filmati e documentazioni d'epoca. Due sono le note particolarmente positive del film: la fotografia di Ciprì - che certo non è una sorpresa -, azzeccatissima scelta per questa storia angosciante e decadente ambientata in un allucinante passato prossimo, e l'interpretazione della Mezzogiorno, addirittura straordinaria nella scena in cui piange di fronte alla definitiva perdita di ogni speranza di vedersi riconosciuta come signora Mussolini.
La tragedia di Ida Dalser, che il giovane Mussolini, ancora non entrato attivamente in politica, conobbe, sposò e da cui ebbe un figlio, chiamato anch'egli Benito. Divenuto Duce, Mussolini sposò Rachele e fece immediatamente rinchiudere la Dalser in un manicomio, distruggere ogni prova del suo precedente matrimonio e del suo primogenito.
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