Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Come Mussolini, che sfida Dio a fulminarlo in 5 minuti (in effetti sarà
fulminato in ritardo... del resto, se il Signore desse retta a tutti quelli che lo
mettono in mezzo, sarebbe un temporale perenne...), anche Bellocchio si
sfida a trasformare il più classico dei melodrammi filofinction, in cinema.
Aggrappandosi soprattutto ai primi piani lacrimevoli di una Mezzogiorno un
pò statica e poco futurista, a dir la verità. La storia si regge su
supposizioni, ma noi rimaniamo ben distanti da qualsiasi idea di apologia
mussoliniana nonostante, tanto per ricercare altre analogie di lusso,
appaiano quasi più probanti le tesi di Dan Brown sul presunto matrimonio di
Gesù con Maria Maddalena... Mussolini lo si inquadra principalmente negli
amplessi fotocopia nei quali balena l'occhio alieno da futurduce (che lasciano presagire
altri innumerevoli danni d'amore e sesso provocati dal suo frenetico
peregrinare giovanile), a voler cercare citazioni recenti si viaggia anche dalle parti di Changeling con la
Dasler alle prese col figlio sottrattole e che farà la sua stessa fine
morendo in manicomio di marasma depressivo prima che ben altro
marasma affossi definitivamente il paese. Bellocchio rispolvera
inoltre i miti dell'ora di religione smazzando su suore di regime alla bell'è
meglio, irride solo grottescamente al potere che và instaurandosi
(emblematici i quattro sgherri che bevono il caffè all'unisono in casa della
sorella di Ida od i siparietti modello: "non sparate sul pianista", durante le
scaramucce tra socialisti e borghesi). Ci parla saggiamente solo attraverso
lo psichiatra che avrà in cura Ida ("mi ha mai sentito dire: abbasso il
Duce?") ed a quel punto l'ostinatezza impotente della protagonista lascia
spazio solo alla compassione alimentata da cinema forzatamente
scenografico (la neve controluce dietro la cancellata, ad esempio, o le
citazioni chapliniane). In ultima analisi puntiamo il dito anche sull'equivoco
col quale Bellocchio svilisce ed avalla il legame fascismo/futurismo con la
reiterata formula "guerra sola igiene del mondo". Se, come afferma
Prezzolini, appare evidente che nel fascismo vi sia stato del futurismo, è
altettanto evidente che la vera natura del movimento artistico supera la
classicità, il vecchiume, la restaurazione e la disciplina fascista, ponendolo
in decisa contrapposizione, senza contare, poi, lo spirito antiguerresco di
un movimento come Dada, figlio legittimo del Futurismo, sicuramente più
certificato e riconosciuto del piccolo Benito Albino Mussolini.
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