Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Ida Dalser è stata la prima donna di Mussolini, ben prima che lui diventasse tristemente famoso. Ha finanziato i suoi progetti, appoggiato le sue idee politiche e amato oltre ogni cosa. Gli ha dato anche un figlio, Benito Albino, che però non venne mai riconosciuto, dal duce, come tale.
Marco Bellocchio, solo lui poteva farlo, decide di dare voce a Ida Dalser. Quella voce che la storia ha ignorato, che molti hanno finto di non sentire. La battaglia interminabile di una donna che pretende di essere riconosciuta, che non vuole essere dimenticata, e la dolorosa vicenda umana, sua e di suo figlio, entrambi chiusi in manicomio perché ripudiati dall’uomo che hanno amato, invano.
Mischiando politica e privato, Bellocchio racconta i primi anni di Benito Mussolini, attraverso gli occhi e le emozioni della Dalser offuscata da un amore incondizionato e pericoloso che condizionerà la sua vita e quella del suo amato figlio.
La pellicola di Marco Bellocchio si affida all’ottima interpretazione di Giovanna Mezzogiorno, che dà corpo e anima ad Ida. La sua determinazione, il suo orgoglio, sono i pilastri portanti del suo carattere e la Mezzogiorno riesce a trasfigurarsi il volto, modellandolo a favore dei sentimenti che prova la sua protagonista. Una caratterizzazione composta e rispettosa che ha l’intento unico di raccontare un fatto atroce che macchia indelebilmente Mussolini e che ne traccia chiaramente i contorni del suo astioso carattere.
Mussolini è Filippo Timi che pecca di eccesso, rendendolo una caricatura (forse voluta) e amplificandone i tratti estrosi già effettivamente eccessive nella persona prima che nel personaggio. Ho trovato la sua interpretazione algida e distaccata, a tratti fastidiosa, più volte chiedendomi se l’intento del regista e del protagonista fosse proprio questo; resta il fatto che la sua presenza scenica mi disturbava e ho ampiamente preferito i momenti in cui il suo personaggio era presente pur senza esserlo fisicamente.
La parte migliore di questa pellicola è infatti la narrazione intermedia; laddove appunto la figura di Mussolini resta fuori dalle inquadrature ma presente nello spirito e nelle azioni. Potente dimostrazione del modo unico in cui Marco Bellocchio riesce a fare cinema.
Un film lento in diversi punti ma che si avvale di un epilogo e di una realtà storica tale che è obbligatorio vederlo almeno una volta nella vita.
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