Regia di Michael Haneke vedi scheda film
In una piccola comunità agricola dominata da un austero barone iniziano ad accadere fatti inquietanti, morti improvvise ed atti criminali compiuti da mani sconosciute. Poco alla volta, emergeranno alcuni personaggi in tutto il loro squallore: il dottore cinico che molesta sua figlia; il pastore che impartisce ai suoi figli una educazione tanto rigida da sconfinare nella crudeltà. In un classico bianco e nero, Haneke gira una vicenda incentrata sull’anima nera e torbida dell’uomo che, per certi versi, può richiamare opere di altri suoi colleghi come Bergman e Von Trier. La sua analisi impietosa della crudeltà che dimora nella razza umana, rispetto ad altri suoi film precedenti (pensiamo ad esempio a Funny Games) ha qui un volto più classico, ma non si discosta dalla sua poetica per durezza ed analisi impietosa. Il film, sempre interessante, giunge in alcuni casi a vette di efficacia quanto ad intensità e pathos narrativo. Sicuramente un altro buon risultato di Haneke.
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