Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Michael Haneke double bill- Il nastro bianco è uno dei più ambiziosi e acclamati film del regista austriaco. Girato in un raffinato bianco e nero dove predomina il nitore candido del bianco che rimanda all'idea di purezza già presente nel titolo, il film è riuscito a conquistare la Palma d'Oro a Cannes che Haneke inseguiva da tempo, assegnata da una giuria presieduta dalla sua musa Isabelle Huppert, comunque meritata nonostante il conflitto d'interessi. Il film è una cronaca austera di una serie di strani incidenti in un villaggio tedesco di campagna poco prima dello scoppio della prima Guerra mondiale, narrato dalla voce fuori campo di uno dei personaggi ormai invecchiato, che nel tipico stile del regista pone molti interrogativi misteriosi ma si rifiuta di fornire una spiegazione chiara e definitiva. È un film da godere nella componente estetica con una magnifica fotografia di Christian Berger che anima composizioni visivamente bellissime, che si sviluppa a ritmo lento, ma che i fan del regista potranno collocare fra le sue opere maggiori per la pregnanza della riflessione su una cultura di sospetto e intimidazione che condurrà alla deriva la società tedesca prima della svolta autoritaria del Nazismo. La galleria di personaggi è ricca e sfaccettata e si distingue per la capacità di mostrare le sfumature dell'animo umano anche in individui perlopiù meschini e schiacciati da un distorto concetto di moralità, come il pastore che punisce i figli per tenerli lontanodal peccato e dalla tentazione. Ben diretto l'ampio cast, dove spiccano volti a noi poco conosciuti, fra cui la brava Susanne Lothar che già era in "Funny games" nel ruolo della levatrice. Visione impegnativa dove lo spettatore è chiamato in gioco attivamente, secondo me è un gradino al di sopra dei pur riusciti e pregevoli "Cache'" e "La pianiste".
Voto 9/10
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