Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Piccoli nazisti crescono
"Certe cose sono sconvolgenti e inaccettabili alla comune coscienza. La comune coscienza è inadattabile alle atrocità. E ci sarà pure qualche ragione. Forse perché essa, in realtà, le vuole. La comune coscienza prima non ha accettato le atrocità naziste, e poi ha preferito dimenticarle. [...] Certe cose atroci architettate o comunque volute dal Potere (quello reale non quello sia pur fittiziamente democratico) sono comunissime nella storia: dico comunissime: eppure alla comune coscienza paiono sempre eccezionali e incredibili."
- Pier Paolo Pasolini -
Il gelo di un'epoca antecedente all'Inferno. L'Origine del disastro. L'educazione rigorosa e vincolante, trasmessa a dei giovani diavoli dagli occhi di ghiaccio, coloro che faranno piangere e tremare l'Europa. Bambini che diventano alieni, abitanti di un pianeta che ruota nel senso sbagliato. Il Nastro Bianco è un film immobile che rappresenta l'inamovibilità dell'ideale corrotto, deviato ; un trattato empirico sull'esordio del Male ; un'opera sull'orrore umano, che approfondisce e ingrandisce sotto un punto di vista filosofico e scientifico, la scheggiatura irreparabile che sta alla base della catastrofe. Quando l'apocalisse ancora gattonava e la Guerra era in fase embrionale. Violenza invisibile, nascosta e sottile : l'apparenza di un equilibrio collettivo imperturbabile che in realtà dissimula l'accondiscendenza involontaria da parte di questi dispensatori di Fede e morale, al Male più assoluto ; la castrazione delle pulsioni vitali dei ragazzi, che porta alla prematura fine dell'innocenza, all'avvicinamento anticipato alla Morte. Una società estremamente perfetta e ordinata, illusoriamente controllata, che attraverso un indottrinamento di principi assoluti, priva i bambini di questa comunità tedesca, dell'umanità necessaria per crescere liberamente, in maniera normale, portandoli così verso il terrorismo più totale, di conseguenza chi non la pensa come loro sarà drasticamente considerato inferiore, discriminato, torturato, escluso ; ecco quindi che ciò che sembra, non è in realtà ciò che è : si maschera l'orrore e si trascura questo piccolo preludio fascistizzato che successivamente porterà verso il totalitarismo più deflagrante. Proprio per questi motivi, l'incipit è altamente significativo : qualcosa di inavvertibile, impercettibile, fa cadere il cavallo che sopra di se portava il dottore, ferendolo gravemente ; una trappola, un filo invisibile. Ecco che l'Occhio dello spettatore è ingannato, il pubblico è sorpreso. Il Cinema è anche, forse soprattutto, quello che non si vede. La potenza dell'Immagine sotterranea, del sottocutaneo ; di conseguenza, questo Male silenzioso, si insinua terribilmente nell'animo dello spettatore, creando paradossalmente un collegamento riflessivo, stimolante e "culturale" tra passato e presente, senza fornire risposte, ma formando infiniti ed inafferrabili interrogativi coscienziali. Fanciulli che si comportano da mostri, da soldati mefistofelici, agendo in gruppo, senza sentimenti. La rigidità di un educazione che soffoca una crescita naturale, spersonalizzando completamente i bambini di questa cittadina, cannibalizzando la loro coscienza, spianando il terreno alla malvagità, manipolando la loro freschezza puerile, politicizzando ogni tipo di crudeltà, lasciando che la rabbia implosa divori anche l'ultimo barlume di verginità fanciullesca, e la repressione fisica e psicologica corrompa e avveleni la ricerca umana della propria dimensione esistenziale ; ecco, ciò che fu un innocuo spirito, ora è personalità deviata, un abominevole riparo, un posto caldo che culli la malignità che è pronta a germogliare, a dare fuoco al mondo. Un'eccessiva umanità catechizzata, diventa disumanità ineluttabile, gesto deplorevole e apocalitticamente "liberatorio". C'è da dire che, nonostante il contesto tedesco relativo alla pre-guerra, il Male di cui si parla nel film non è semplicemente storico, ma solidamente universale : quello cosmico, popolare, abituale, quello umano ; ciò che spaventa e disturba, è che tutta questa cattiveria non ha nulla di trascendentale, non è irraggiungibile, "rara", ma è il Male che si trova nel quotidiano, quello di tutti i giorni, terribile, che concerne la natura umana, insito nell'animo delle persone, quello che paradossalmente si sviluppa senza il minimo sforzo, ma aspetta l'occasione giusta per venir fuori. Il nastro bianco, simbolo di purezza, che (co)stringe, blocca le arterie del libero arbitrio ; un fiocco candido, emblema della purezza più assoluta, (col)legato al loro corpo, che strozza la crescita spontanea, soffoca gli errori necessari, quelli innocenti - un nastro bianco che in futuro diventerà rosso, macchiato in eterno. Ecco la distruzione definitiva e silenziosa del sistema politico e religioso, il crollo dell'equilibrio sociale, che si tradurrà in Guerra. Annebbiato dalla propria morale e dai propri dogmi, il Pastore/Padre/Padrone trascura i propri figli, lasciando che essi commettano misfatti e nefandezze impensabili. Ed è proprio l'orrore che non si percepisce quello più lacerante, quello che cresce maggiormente, che fermenta : Haneke lo sa, la regia è efficacissima, freddamente scioccante, incredibile ; il regista austriaco lascia che il germe del Male svolazzi nell'aria, senza mai essere visualizzabile, tangibile, evidente - non si sofferma, non si appoggia -, minacciando la visione, turbando la sicurezza, senza che il terrore diventi mai esplosivo, palese , banale. Fermenta il disagio. Punire i figli per i peccati dei padri. Uccellini in gabbia, legati, impossibilitati a volare, morti dentro, uccisi dal loro stesso padre. Pastore, medico, contadino, ragazzi : sono tutti colpevoli.
Il Nastro Bianco è un film epocale, in senso cinematografico ed umano. Tra le pellicole più importanti dello scorso decennio. Un'opera dagli echi bergmaniani, in cui sono racchiuse e smussate tutte le ossessioni del cinema di Haneke. Il film si mostra come un tremendo e algido diario storico. Agghiacciante, affilato e sconvolgente. Il filmmaker austriaco confeziona un film necessario, straordinario e perfetto. Un lungometraggio monumentale.
"Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti."
- Primo Levi -
Il presente è strano...
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Penso che la tua lettura del Nastro bianco sia quella giusta. Haneke a partire dal particolare (superbamente descritto) tenta un discorso universale. C'è il male, e il Male... Ed è qui che il film non mi convince. Diciamo pure che la tesi hanekiana (perché di tesi si tratta: prendere o lasciare...) sia condivisibile. In fondo quel che il regista austriaco ci racconta è prima di tutto una storia di finzione, tant'è che si potrebbe dire, a difesa del film, che tutto è possibile, a maggior ragione nell'universo del cinema. Scrivi: "C'è da dire che, nonostante il contesto tedesco relativo alla pre-guerra, il Male di cui si parla nel film non è semplicemente storico, ma solidamente universale : quello cosmico, popolare, abituale, quello umano ; ciò che spaventa e disturba, è che tutta questa cattiveria non ha nulla di trascendentale, non è irraggiungibile, "rara", ma è il Male che si trova nel quotidiano, quello di tutti i giorni, terribile, che concerne la natura umana, insito nell'animo delle persone, quello che paradossalmente si sviluppa senza il minimo sforzo, ma aspetta l'occasione giusta per venir fuori" [il grassetto l'ho aggiunto io naturalmente]. Ora, non contesto la tua lettura del film, che come ho scritto è assolutamente condivisibile: il messaggio del Nastro bianco è proprio questo. Ma ora mi chiedo: le conclusioni a cui arriva Haneke non sono un po' banali? Un po' semplicistiche? "Pastore, medico, contadino, ragazzi : sono tutti colpevoli". E' un mio personalissimo parere, ma questo è un messaggio troppo facile, scontato, direi manicheo. //// "Proprio per questi motivi, l'incipit è altamente significativo : qualcosa di inavvertibile, impercettibile, fa cadere il cavallo che sopra di se portava il dottore, ferendolo gravemente ; una trappola, un filo invisibile. Ecco che l'Occhio dello spettatore è ingannato, il pubblico è sorpreso. Il Cinema è anche, forse soprattutto, quello che non si vede": esatto. Devo ammettere che, nonostante non ami molto questo film di Haneke, è senza dubbio uno dei suoi più belli da vedere: e trovo davvero interessante come il regista austriaco replichi, a livello formale, il clima manipolatore, invisibilmente violento, di questo piccolo villaggio tedesco. Tutto è in ordine, il film è (giustamente) freddissimo, il rigore formale mostra qualche frattura eppure non si rompe mai - ma non è formalismo, questo, come pure qualcuno ha scritto, è piuttosto l'unico modo (il più sincero) per descrivere dal di dentro il mondo mostruoso del film. Ciao.
Ciao, ho visto qualche anno fa IL NASTRO BIANCO, l'unico del regista che conosco, un film che mi ha spiazzato per la sottile inquietudine che trasmetteva, proprio perché il male non veniva rappresentato con una connotazione precisa, era quasi impalpabile, eppure come dici tu, molto concreto, quello che si può trovare in tutti noi nel quotidiano, quello che appartiene alla natura umana (purtroppo). E' più facile e semplice identificare il male con un "essere" trascendentale, - ci toglie anche un po' di responsabilità? -più difficile accettare che è quella parte umana che non sappiamo riconoscere e governare. La tua recensione è davvero incisiva è coglie benissimo l'atmosfera inquietante e "gelida", della pellicola. Capisco quando dici che sono tutti colpevoli... neppure per questi ragazzi si può provare una qualche tenerezza, ma il padre pastore mi pareva più colpevole di loro, nella sua rigidità mentale.
Condivido inoltre la parole citate di Primo Levi... paiono attualissime... a volte, anche per me "il presente è strano...". Un saluto.
@lorebalda, grazie del commento. Il tuo punto di vista è ben argomentato, nonostante la pensiamo in maniera differente : trovi banale e semplicistico il contesto in cui è ambientata la vicenda ; il non dare soluzioni di Haneke, in questa pellicola, lo trovi sostanzialmente banale o, per meglio dire, "calcolato". Avresti preferito un modo differente di raccontare il "Male", senza vie e scorciatoie facili dovute al racconto del "male". Io invece trovo stupefacente, nonché azzardato, visto appunto il tema abusato, l'utilizzo di questo quadro pre-nazista/pre-guerra. Quale modo migliore per rappresentare il Male universale? Quale partenza migliore se non quella dei piccoli mostri deviati che daranno fuoco al mondo? Il rigore formale è tagliente ; è una freddezza regista che lacera, soprattutto perché è una freddezza "umana". Il gelo epocale (dell'inferno). Ciao!. Ciao @Scarlett. Grazie per l'apprezzamento e per esserti soffermata qua. Sì, Il Nastro Bianco è un film sull'orrore invisibile, quello silenzioso, che cresce lentamente : quello insito nello spirito dell'uomo, che fa parte dell'umanità, nonché quello più doloroso. Il non rendere visualizzabile e palpabile questo orrore, rende tutto più, come dici te, inquietante : "un film che mi ha spiazzato per la sottile inquietudine che trasmetteva, proprio perché il male non veniva rappresentato con una connotazione precisa, era quasi impalpabile,". Esatto. Ciò che conta nel Cinema, di conseguenza ciò che colpisce maggiormente, è, per quel che mi riguarda, soprattutto quello che non si vede. Dreyer docet. Perché il terrore sotterraneo, sottocutaneo, è ciò di più devastante che ci sia per l'anima. Perché non vediamo ciò che potremmo affrontare ; è come sentirsi soffocare senza capire chi o cosa ci sta strozzando ; è ciò che maggiormente turba (psicologicamente) il pubblico. Questo genere di orrore è quello che cresce nel tempo, che non abbandona lo spettatore nemmeno dopo ore, giorni, mesi relativi alla visione. Ecco la differenza con ciò che è visibile e colpisce nell'immediato. Sì, esatto, non si può provare compassione per questi bambini/ragazzi. Sì, la radice della catastrofe è legata all'educazione deviata che il Pastore indottrina ai propri figli, di conseguenza, probabilmente, il "maggior colpevole" è proprio lui. Ma, straordinariamente, Haneke non fornisce risposte, ma solo un'infinità di interrogativi : meno male! Sostanzialmente, si potrebbe dire che sono tutti colpevoli. Già, il presente è proprio strano... Ciao!
Mi ha lasciato stupefatto, al termine della lettura della tua splendida opinione, l'Incredibile attualità delle parole di Levi: i corsi e ricorsi della storia, decisamente, non insegnano nulla agli umani.
Ciao @Immorale. Grazie per l'apprezzamento. La tua sintesi, relativa alle parole di Primo Levi, è precisa e giusta ; hai colto il cuore del suo discorso : "i corsi e ricorsi della storia, decisamente, non insegnano nulla agli umani." - esatto, questa è una triste realtà che, probabilmente, pare destinata a reiterarsi in eterno. Parole toccanti, di un'attualità sconcertante. Un saluto!
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