Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Primo film di Haneke ambientato in un'epoca passata. Ma non si direbbe. La regia austera dell'austriaco riesce nell'impresa di astrarre la vicenda dal contesto storico, per restituire il concetto di una società repressiva, che per mezzo di un'educazione irreprensibile, di ricatti classisti, di una Fede cieca, di un familismo patriarcale e di assurde convenzioni comportamentali spiana la strada ad un cancro sociale e morale che si espande nella chiusa ed ignorante comunità, tanto inesorabilmente quanto subdolamente. Come sempre, Haneke pone tante domande e non da alcuna risposta. E il mistero del Male resta insondabile. Tuttavia, se le risposte spettano allo spettatore, la mia personalmente coincide con quella dell'insegnante (voce narrante del film): sono i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, tanto "formati" a reprimente i propri istinti e a subire punizioni sia corporali sia morali (il "nastro bianco") da riversare il loro immotivato odio e la loro intolleranza contro il più debole. Complessivamente il film è riuscito, ma ha qualche calo di intensità verso la fine e il fatto che Haneke abbia adottato lo stile più neutro possibile rende l'opera forse meno convincente di precedenti capolavori come Storie o Cachè. Non il capolavoro che mi sarei aspettato, ma in ogni caso un testo importante su cui riflettere. Un plauso, infine, ai giovanissimi interpreti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta