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Il nastro bianco

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Il nastro bianco

di supadany
8 stelle

VOTO : 7,5.

Michael Haneke confeziona il suo miglior film (almeno tra quelli che ho potuto vedere ad oggi) che, se forse non è un capolavoro, sicuramente poco ci manca.

La storia è ambientata in un villaggio tedesco negli anni subito a ridosso della prima guerra mondiale.

Fatti strani sconvolgono l’equilibrio di una società rurale dove l’indottrinamento dei più giovani è tanto rigido quanto repressivo con risultati assai dolorosi.

Il dottore del paese cade da cavallo per colpa di un filo teso con l’intenzione del dolo.

Una massaia viene ritrovata morta all’interno della segheria.

La festa per il raccolto andato bene viene segnata da atti vandalici compiuti nel campo del padrone.

Il figlio dello stesso scompare e viene ritrovato in pessime condizioni, causa torture subite.

Lo stesso succede per il figlio handicappato dell’allevatrice che finisce pure peggio.

Tanti fatti sinistri che minano la tranquillità collaudata del villaggio, mentre il professore, anche voce narrante dell’intera vicenda, si pone interrogativi, troppo indigesti per poter essere accettati.

Su tutta gli accadimenti regna un alone di mistero sul quel nessuno pare voler dare risposte concrete.

Haneke firma un’opera complessa e al contempo molto affascinante, suggellata dall’ottima scelta di un bianco e nero (rigoroso, austero e simbolico) ottimamente prestato per richiamare un’epoca lontana con la quale l’autore austriaco mostra quella gioventù che negli anni a seguire porterà la propria nazione in un periodo cupo, come a tutti è ben noto.

Ma sicuramente non ci si può fermare qui con le riflessioni; quello che ci viene mostrato, pur con tutti i distinguo del caso, ci riporta anche al presente, ai disturbi sociali che sono radicati in un passato che rischia di tornare attuale.

Esteticamente brillante come pochi altri film degli ultimi anni, formalmente quasi ineccepibile, il tono è freddo, ma, per una volta, è decisamente una scelta che trova pieno riscontro.

Un film che non si dimentica, lungo, ma sempre interessante ed anche la voce narrante è funzionale più del preventivabile.

Nessuna musica a supporto (i titoli di coda così scorrono nel gelo dell’animo dello spettatore), il finale arriva non dando risposte definitive, lasciando ancora più viva la sensazione di angoscia mostrando l’incapacità/impossibilità di capire/concepire le origini del male che attanaglia l’uomo.

Grande film.

 

(p.s. ho assegnato 4 stelle, in realtà siamo sulle 4,5, quindi potrei passare a 5)

Su Michael Haneke

VOTO : 7,5.
Regia esteticamente di alta finitura (a parte l'ottimo bianco e nero segnalo una direzione degli attori che valorizza volti e situazioni) che rende il film visivamente molto affascinante.
Ed anche la storia offre diverse letture, grazie soprattutto ad un equilibrio espositivo quasi esemplare.

Su Ulrich Tukur

VOTO : 6,5.
Prova sicura.

Su Burghart Klaußner

VOTO : 7+.
Notevole.

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