Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Sono molto perplesso, possibile che abbia vinto a Cannes?
Il bianco e nero in cui è girato è irritante, tecnicamente approssimativo. Ma avete mai visto un bianco e nero vero da pellicola dei tempi d'oro? Qui la fotografia è davvero bn, nel senso che è concepita in quel modo, che è già un buon inizio, ma la resa è penosa. Forse sono semplicemente scomparsi i materiali e le competenze per trattarli, ma allora meglio lasciare stare in partenza e stare sul colore, magari digitale.
Il film è criptico, manca una tesi identificabile, quando poi è interamente costruito come un film che si poggia su una tesi. E' un film "furbo", di quelli che vogliono strappare allo spettatore medio un commento come "interessante" o "davvero particolare", ma che in realtà non vuol dire niente, perchè l'autore si guarda bene dall'assumersi questa responsabilità di significare qualcosa (eh, si è sempre una gran responsabilità voler dire qualcosa). Le possibili interpretazioni sono tante: una condanna della società borghese, dei metodi dell'educazione, o come dice il regista in qualche intervista un'accusa contro certe forme di intransigenza ed assolutismo, in questo caso rivolte hai sistemi educativi. Il fatto è che non si assume mai la responsabilità di un contenuto chiaro, o di un segno netto. Per me questo è segno di un deficit culturale e morale.
Per altri versi mi è sembrato un puzzle che attinge a tante suggestioni diverse, costituendone una specie di brutta copia. C'è qualcosa di Dreyer in quel bianco e nero e nella rarefazione di certi primim piani, ma senza l'intensità e la magia del maestro Danese. C'è qualcosa dei racconti di vita contadina del nostro Olmi, ma l'analisi sociale e psicologica in confronto è qui molto sommaria, come anche il realismo. C'è il senso di cupa tregenda che si avvicina a collassare una società in panne, alle soglie della guerra, proprio come nella "Montagna incantata" di T. Mann, ma siamo anche qui ben lungi. Ma c'è davvero il desiderio di mostrare le cause, le origini degli orrori del nazzismo? A me sembra più che altro una trovata pubblicitaria appiccicata a posteriori per vendere un po' di più. Se proprio dobbiamo indagare nelle cause dell'orrore che sarà allora preferisco di gran lunga quel brutto film di Bergman che è l'"Uovo del serpente", un film non riuscito, ma che nella sua analisi dostoevskiana riesce a tratteggiare il problema in maniera molto più concreta e definita di quanto non faccia il "Nastro bianco".
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