Regia di Michael Haneke vedi scheda film
La riduzione dell’individuo, fin dalla più tenera età, alla condizione disumana di totale obbedienza a regole rigide e inflessibili crea i futuri carnefici dei poteri forti.
In un remoto “Villaggio dei dannati” posto nel nord della Germania durante gli anni che precedono la prima guerra mondiale, nel silenzioso candore reso abbagliante dalla neve che tutto copre e nasconde, le giovani vittime di un sistema educativo estremamente repressivo e autoritario imparano presto ad adeguarsi a una disciplina aberrante fatta di minacce psicologiche e di feroci punizioni corporali e, apprendendo loro malgrado il distaccato disprezzo per la vita umana, acquisiscono l’impassibilità necessaria per essere a loro volta perpetratori di malvagità. Un nastro bianco, dal valore simbolico ambiguo, viene loro appuntato come monito, affinché mantengano intatte la purezza e l’innocenza, asservite però a una morale distorta che dietro la facciata apparentemente disciplinata e perbenista di severissime norme sociali e religiose dissimula una natura fondamentalmente ipocrita e corrotta, in cui il trattamento riservato ai più deboli, donne e bambini soprattutto, assume le tristissime connotazioni del sopruso.
Strutturato quasi come un giallo dai tempi assai lenti e dilatati, e ambientato in un clima gelido e opprimente di sospetti reciproci, il film si apre con una serie di episodi inspiegabili e violenti narrati dalla voce fuori campo dell’insegnante del posto, dolente ma soprattutto inconsapevole testimone dei fatti, e si sviluppa in modo lucido e asettico sospendendo ogni tipo di giudizio. Viene lasciato alle splendide immagini rigorosamente in B/N e prive di colonna sonora , e a una narrazione di scarna efficacia, in cui la violenza non è mai esplicitamente visibile, il compito di illustrare quale sia stato il meccanismo complesso e perverso che ha favorito la genesi del nazismo e in generale di ogni dittatura.
L’arte spiazzante del depistaggio, già sperimentata dal regista nei suoi film precedenti, caratterizza un finale assai poco consolatorio che contiene in sé le fosche prospettive di uno dei periodi più neri della storia contemporanea.
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Ti ringrazio. Non ho voluto scrivere in modo troppo esplicito del finale perché chi legge abbia la possibilità di scoprire da solo, vedendo il film, a cosa mi riferisco. Chi si aspetta la soluzione palese dell’enigma forse rimane spiazzato, ma poi, riflettendo, si rende conto che nella logica del film (e soprattutto alla luce dei fatti che caratterizzeranno la Germania negli anni successivi) questa è la conclusione più atrocemente realistica
14 maggio 2010
Io purtroppo,l'ho visto solo pochi giorni fa in dvd, ho provato una rabbia profonda, ribellione e avrei reagito con violenza a tutto questo, proprio come quei bimbi perchè è inevitabile chi subisce violenze poi diventa violento e crudele. Penso che questo film andrebbe visto da molte persone,cosa che invece non risulta, perchè anche se in modo diverso, la violenza verso i bambini e le donne ancora non è finita. Certo non è del medesimo stampo di quanto visto in questo bellissimo ma tragico film, ma comunque nelle cronache quotidiane non mancano mai atti di violenza sui soliti soggetti.
Recuperato l'altra sera in un'arena (che in effetti poco si concilia col clima del film), una pellicola senza dubbio di forte impatto. E la recensione è del medesimo livello! Condivido quanto scritto da dedi42. Ciao!
Mille grazie!
Ho finito di vedere questo magnifico ed inquietante film da pochi minuti e in questo momento provo un profondo senso di smarrimento. Molto bella la tua recensione, cara Estonia. Un saluto
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