Regia di Ken Loach vedi scheda film
Commedia assai curiosa questa, dacchè per risollevare le sorti di una famiglia incasinatissima (prima di capire come vadano le cose lì dentro ci passa un po’ di tempo) viene invocato l’aiuto di uno che di “casini” se ne intende: il mitico Eric Cantonà (noto ai più giovani per gli spot della Nike, e ai meni giovani per il carattere “esuberante” mostrato sui campi di calcio) il quale, a ben vedere, si limiterà a fare il consueto (e mansueto) “maestro” di un altro Eric, suo devoto discepolo, sì da offrirgli lo spunto per un’idea geniale grazie alla quale rimediare ad un brutto guaio.
All’inizio non si sa bene come prendere il film. Sembra quasi una commedia romantica di quelle che non t’aspetti da uno come K. Loach. Poi pare che tutto vada a rotoli (questo, sì, era preventivabile) e sembra che a prendere il sopravvento sia il solito tragico fatalismo della classe operaia versione 2.0 (ieri sfruttata nelle miniere di carbone, oggi negli uffici postali). Ma l’incredibile (pre)finale converte il dramma sfiorato in una sorprendente farsa (quasi commovente) e consente di tirare un sospiro di sollievo. Una volta tanto anche in un’atipicissima favola proletaria c’è spazio per il lieto fine (Stuntman Miglio).
Last but not least, il filmato di repertorio della storica conferenza stampa flash di Cantonà (nell’ambito della quale il calciatore sbattè in faccia ai famelici mass-media un gelido e beffardo aforisma sulla natura della loro condizione) dà quel tocco in più che toglie ogni dubbio sulla qualità del film. Non indifferente.
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