La recensione su Il mio amico Eric

di supadany

8 stelle

VOTO : 6/7.

Ken Loach si prende una (relativa) vacanza dai temi sociali che da sempre contraddistinguono le sue opere e forse, soprattutto oggi che il quotidiano è addirittura peggiore di quanto da lui rappresentato in passato, è una scelta meritevole che genera un po’ di speranza, laddove oggi questa tende inesorabilmente ad essere evanescente.

Eric (Steve Evets) è un semplice postino con alle spalle una vita travagliata da lui stesso condotta male e di cui oggi porta indelebili segni.

Il primo grande amore è ormai lontano e due figli acquisiti infestano la sua casa portando solo guai e poco rispetto.

Ma, quando tutto pare andare a rotoli, compare nella sua vita il guru Cantona (suo leggendario eroe calcistico) e grazie ai consigli del suo angelo custode troverà la forza, ed anche la fortuna, per provare a rimettere le cose a posto.

La trama è essenzialmente molto semplice, ma la mano di Loach si sente e il complesso funziona bene grazie ad un registro sostanzialmente leggero, ma dove non è certo tutto rose e fiori (la realtà sociale non è facile).

Il regista britannico regala una speranza ai suoi eroi quotidiani; il protagonista, così come tutti i suoi amici, rappresenta il proletariato e il messaggio finale non manca.

L’unione fa la forza, gli ostacoli che paiono impossibili da valicare sono spesso preclusioni che ci auto imponiamo, le scelte sono spesso a nostra disposizione, basta saperle prenderle nel momento e nei modi giusti.

Ed anche la presenza di Cantona, che sulla carta faceva temere per il peggio, è misurata, niente di metafisico o concettuale, un semplice angelo custode.

Dunque un film non essenziale, ma comunque in possesso di diversi valori, per cui, soprattutto oggi, ha più di un significato.

Diretto e positivo, ce n’è di bisogno.