Regia di Peter Jackson vedi scheda film
1973. Susie Salmon, spensierata adolescente americana, viene violentata e uccisa dal suo vicino, l'insospettabile George Harvey; dopo la morte si ritrova bloccata in una specie di limbo ultraterreno, dal quale può ancora seguire la vita dei suoi cari e del suo assassino.
Materia scottante e pericolosa quella scelta per questo film, difficile da proporre sullo schermo senza scadere in scabrosità eccessive o incorrere negli strali dei soliti censori cinematografici in agguato (soprattutto in Italia); il tema, tratto da un libro di Alice Sebold (che non ho letto), avrebbe probabilmente fatto tremare i polsi a più di un regista. Jackson, conscio delle difficoltà del soggetto, imposta la sua opera scegliendo di concentrarsi, con delicatezza, sull’emotività soggettiva di Alice, adolescente ancora ignara delle brutture del mondo e degli esseri malvagi che lo popolano, raccontando la vicenda dal suo “puro” e colorato punto di vista. La fantasia galoppante della ragazzina definisce quindi per intero l’impianto visivo del film, fatto di immagini accesissime, colori sgargianti e ambientazioni iperrealistiche in continua variazione e definizione, popolate dagli apparentemente “semplici” simbolismi emotivi partoriti dalla mente della protagonista per esplicare le sue emozioni. Tali immagini, va detto, in alcuni frangenti fagocitano la storia, trasmettendo una crescente sensazione di irrealtà comunque utile a tracciare compiutamente l’ondulante spaesamento di Alice per l’orrenda piega presa dalla sua vita. La tecnica “eludente” applicata dal regista ha la sua massima espressione nella resa dell’omicidio, virata subito sul versante fantasy e senza particolari macabri esibiti, pur rimanendo particolarmente inquietante anche nella sua evanescenza. Le emozioni e i comportamenti dei personaggi “reali” seguono invece una linea narrativa più ovvia, fatta di sensi di colpa, volontà di reazione e desideri di vendetta dei familiari di Alice, sentimenti contrapposti alla turpe azione di copertura delle tracce svolta da George Harvey o della sua vana resistenza alle incalzanti pulsioni omicide. Oltre a ciò, la notevole capacità registica di Jackson nel “definire” gli spazi (sia interni che esterni) e le vorticose riprese sui visi e sugli oggetti, fanno da contrapposizione “terrena” all’algidità delle sequenze soprannaturali, potenziandone l’effetto. Gli interpreti, infine, sono sufficientemente in parte (con Stanley Tucci una spanna sopra tutti) e, fatte salve un paio di incongruenze della sceneggiatura (la parte relativa al trasporto della cassaforte, “buco” già notato da parecchi altri utenti), il film risulta emozionante e commovente.
Iridea
Saggia.
Eclettica.
Viscido.
Indeciso.
Assente.
Macchietta.
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